Milano, Radicali: affitto come un caffè

Il Comune concede sedi in zone di lusso ai partiti. I prezzi? Stracciati. Udc in piazza Duomo per 6.000 euro l'anno. E il Prc ne paga solo 1.500

Milano, Radicali: affitto come un caffè

Milano - Per una casa in affitto c’è sempre una pigione da pagare. Che può essere più o meno salata in base a quello che impone il mercato, se è o meno in zona centrale e se è o meno in uno stabile di pregio. Be’, quest’equazione non vale a Milano. Sotto la Madonnina vige un’altra regola. Prezzo stracciato se l’affittuario è un partito politico. Prezzo assolutamente fuori mercato e mai in linea neppure con quelli che il Comune applica già scontato agli altri inquilini eccellenti, da manager a politici passando per giornalisti. E, attenzione, gli stabili dove i partiti politici hanno trovato sede sono tutti in zone centrali o semi-centrali.

Sconcerto. Che per essere compreso fino in fondo dai non milanesi non ha neppure bisogno di essere tradotto con l’aiuto di una cartina stradale: c’è una sede di partito a un tiro di schioppo dal Duomo e quando non si è così fortunati il raggio dove si trovano è a meno di due chilometri da via Montenapoleone e relativo quadrilatero della moda. Se non ci credete prendete il tram 15 che da piazza Duomo arriva in corso di porta Vigentina. Sette fermate e, oplà, siete al civico 15 dove ha sede il Partito radicale. Stabile ben tenuto, giardino incluso e posti auto. La sede dei pannelliani è di ampia metratura. Quanto? Palazzo Marino che all’anagrafe del Demanio segnala i locali come «partito» nega questo dato ai cronisti. Ma frequentatori di una vita trascorsa tra quelle mura, oggi e ieri, stimano in un centinaio di metri la planimetria radicale. I faldoni del Demanio svelano però il quantum: 496,68 euro all’anno. Sì, avete letto bene: poco più di quaranta euro al mese, per gli amanti della precisione 41 euro e 39 cents. Che, calcolatrice alla mano, fa un euro e 37 centesimi al giorno. Giusto il prezzo di un caffè con brioche. C’è anche, sempre al 15 di Porta Vigentina, un esborso di quattromila e passa euro all’anno da parte di «altre associazioni».

Ma il viaggio tra le sorprese dell’affittopoli politica meneghina continua, stavolta a bordo del tram 3, da piazza Duomo a piazza XXIV Maggio ovvero nel cuore della movida. Sei fermate di tram con aria condizionata e ci si imbatte in un casello daziario del primo Ottocento. Bandiera della Padania al vento avvertono che lì ha sede la Lega, con un canone più pesante di quello pagato dai pannelliani ma comunque sempre invitante: 9.242 euro all’anno. Niente male, davvero. In zona l’affitto per cento metri quadri è stimato in duemila euro al mese nette. Ai compagni di Rifondazione basta però aggiungere millecinquecento e diciotto euro per ottenere dall’amministrazione di Letizia Moratti l’uso di alcuni locali in piazza Stovani. Ah, dettaglio. I 1.518 euro sborsati dai colonnelli milanesi di Fausto Bertinotti non sono, ça va sans dire, mensili bensì annuali. Regalino che non sappiamo quanto vi farà divertire mentre siete alle prese con l’affitto, le bollette e quant’altro vi trovate da pagare. Ma questa è la realtà di Milano, che si completa - parzialmente, con i dati incompleti forniti dal Comune - con una sede politica davvero d’oro e a soli trenta-passi-trenta dal Duomo. È quella dell’Udc di Pier Ferdinando Casini che, tra l’altro, nella giunta milanese conta un uomo di peso come l’assessore al Demanio Gianni Verga. Sede al civico 1 di via Silvio Pellico, con affaccio sulla piazza.

Quantum? «Non vi forniamo questo dato» è il leit motiv di una dozzina di richieste partite dalla cronaca agli uffici del Demanio di via Larga. Ma anche in questo caso c’è chi, dall’opposizione, dà i numeri: cinquecento euro al mese. Non male se si calcola che, qualcuno, per occupare quaranta metri quadri dall’altra parte della piazza ogni mese paga tremila euro.

Che aggiungere? Per essere baciati dalla fortuna bisogna essere dei partiti. Ma a Milano può bastare anche essere amici degli amici e un appartamentino salta fuori.

O, magari, come accaduto a Stefano Ricucci la «concessione di una servitù» in cambio di 24mila euro. Servita per uno stabile al 2 di via Pellico, senza la quale quel palazzo non era vendibile. E questa è un’altra storia.

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