Milano riabbraccia i 1500 militari «afghani»

Sul palco anche il ministro della Difesa Martino. Un saluto anche dal cardinale Tettamanzi

(...) La cerimonia è stata organizzata per il rientro in sede dei mille e cinquecento uomini del Corpo d’armata di reazione rapida italiano della Nato che ha sede a Milano e a Solbiate Olona. Per nove mesi, guidato dal generale di corpo d’armata Mauro Del Vecchio, il contingente ha tenuto il comando della missione Isaf (International security assistance force) inviata in Afghanistan per garantire condizioni di sicurezza. Oltre 9mila uomini di trentasei nazioni diverse. Una Babele miracolosamente in grado di parlare la stessa lingua. Quella della pace. Tra i compiti svolti il pattugliamento per il controllo dei territori in affiancamento con la polizia afgana e l’addestramento congiunto con le forze militari locali, ma anche la bonifica di ordigni esplosivi in un Paese in cui ogni mese cento afghani muoiono o rimangono feriti. In nove mesi la missione ha portato alla distruzione di 120 tonnellate di munizioni e a 1.350 attività di controllo o di bonifica portate a termine.
Sotto la Madonnina sfilano le penne degli alpini della Taurinense, i baschi del reggimento di supporto, il reggimento trasmissioni, l’Italfor e i carabinieri della polizia militare. Sul palco il ministro della Difesa Antonio Martino, il capo di stato maggiore della Difesa ammiraglio Giampaolo Di Paola e il capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Filiberto Cecchi. «I nove mesi trascorsi in Afghanistan - le parole del generale Del Vecchio - sono stati caratterizzati da importanti avvenimenti. In particolare due meritano di essere sottolineati, le elezioni parlamentari e dei consigli provinciali e l’inaugurazione del nuovo parlamento. Fatti che potrebbero apparire consueti, se non fossero passi incredibilmente importanti per un Paese che cerca di sollevarsi dopo venticinque anni di guerra e che si avvale ora del primo parlamento liberamente eletto dopo oltre trent’anni». Considerazioni a cui si aggiunge il ricordo delle «importanti iniziative di solidarietà», materiale per oltre 150mila euro consegnato ai locali grazie alla generosità di ditte e privati. Un’attività in cui si è segnalato anche il Comune che con una missione guidata da Albertini e dall’assessore Giovanni Bozzetti ha portato a Kabul 38 autobus dell’Atm e 10 collettori di rifiuti dell’Amsa per una donazione del valore di 350mila euro. «Ma il ricordo - aggiunge Del vecchio - va a quelli che ci hanno lasciati. A quei soldati tedeschi, spagnoli, portoghesi, italiani, britannici e svedesi che ora non sono più con noi. Hanno pagato con la vita il loro desiderio di solidarietà». Dalla fanfara della Taurinense la tromba intona il Silenzio. Lo speaker pronuncia uno per uno grado e nome dei soldati caduti. Stringe ancor più il cuore vedere un soldato piangere. «Abbiamo ancora impresse negli occhi - un passo del discorso di Albertini - le immagini delle bare del capitano Manuel Fiorito e del maresciallo capo Luca Polsinelli, del commovente cordoglio degli alpini, del dolore delle famiglie, dell’estremo saluto del presidente Carlo Azeglio Ciampi e di tutta l’Italia. Sono due leali servitori dello Stato, ma prima ancora di due coraggiosi italiani. Stiamo pagando questo pesante tributo di sangue perché alto è l’impegno morale dell’Italia in aiuto a popolazioni sfortunate e oppresse da decenni di barbari conflitti».
«Ora - le considerazioni del ministro Martino - parte una nuova stagione politica nella quale spero che sulle grandi questioni di politica estera e di politica militare, si concreti una vera convergenza fra maggioranza e opposizione. I tempi della politica estera sono lunghi, per questo bisogna che le linee fondamentali in materia siano condivise per evitare che ogni cambiamento di governo, cambino anche le scelte e gli orientamenti, a maggior ragione per la difesa».

L’ammiraglio Di Paola ringrazia Milano e il sindaco Albertini per «l’entusiasmo e la passione posti nell’assistenza umanitaria all’Afghanistan». Il generale Cecchi, invece, ringrazia il comandante Del Vecchio. «Capace - il suo elogio - di dinamismo, incisività e saggezza».

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