Milano «ruba» la Biennale d’arte a Venezia

Marta Bravi

Milano «tiranna». Accentratrice e sempre più protagonista. Questo sembra essere il piano di battaglia dell’assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi che, dopo aver conquistato il festival della musica di Torino, che da settembre 2007 si terrà anche a Milano, l’ultima tappa del «tour italiano del libro», che sarà a Milano in aprile con tre giornate, dopo aver catturato una rete Rai si prepara a una nuova grande sfida: «rubare la Biennale a Venezia».
Questa l’ultima idea del vulcanico Sgarbi che sta pensando - «per ora è solo un’idea» ci tiene a sottolineare - una declinazione milanese dei linguaggi dell’arte contemporanea per il 2008. «Si chiamerà Babele o qualcosa del genere, il produttore sarà Luigi Settembrini, il curatore della terza edizione della Biennale di Valencia - anticipa - mentre mi piacerebbe che ci fosse un curatore per ogni disciplina, che sarà scelto a seconda delle competenze e dei nuovi talenti che saprà scoprire». Musica, video arte, scultura, design, fotografia, moda: «La grande sfida sarà dimostrare che in arte non esiste l’“aut aut” ma l’“et et” - e qui a parlare è il critico d’arte più che il politico -: nell’arte contemporanea, cioè, non esiste un dogma, l’arte è antidogmatica per eccellenza. Dunque la mia idea è rappresentare tutti i linguaggi contemporanei in uno scenario che vuole essere il più aperto possibile». Per sottolineare la molteplicità e le infinite possibilità espressive dell’arte ogni settore avrà una sede espositiva diversa, e inaspettata come il mezzanino della stazione Centrale, 3000 metri quadrati dedicati alla fotografia, il palazzo delle Poste, lo scalo ferroviario di porta Genova per la video arte.
Su una cosa Sgarbi fa autocritica: la rilevanza della pittura oggi. «Devo rivedere la mia teoria sulla pittura: non è più indispensabile. Come il cavallo. Oggi possiamo spostarci a cavallo, ma anche in treno o in aereo, così è per la pittura, non è più l’unica forma d’arte - continua il critico - i linguaggi si sono moltiplicati e bisogna tenerne conto». Insomma sembra esserci tutte le premesse perché Milano diventi la capitale del contemporaneo. E anche abbastanza rapidamente: il 14 ottobre, per esempio, «la giornata del contemporaneo», Milano sarà animata dalle performance dei writers in piazza Affari e dalla proiezione, prevista a mezzanotte nella sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, del lungometraggio di Alexander Sokurov «uno degi migliori registri in circolazione» come lo definisce il critico, «Elegia di un Viaggio» presentato a Venezia nel 2001.
«Milano deve avere una vocazione al contemporaneo - commenta Flavio Caroli, docente di storia dell’arte moderna all’università statale e al Politecnico - l’idea di una Biennale è più che giusta». Entusiasta anche Davide Rampello, presidente della Triennale: «È fondamentale che Milano si confronti con l’arte contemporanea, come sta già accadendo in Bovisa, dove ad ottobre sarà inaugurato il padiglione per l’arte contemporanea con le raccolte della Triennale.

Qui i protagonisti saranno i giovani artisti a partire dai writer milanesi che dipingeranno il muro lungo la ferrovia e le pareti esterne del polo espositivo e gli studenti del Politecnico che disegneranno tutto l’arredo urbano, dai gonfaloni alle indicazioni stradali. Insomma il percorso verso il contemporaneo inizia adesso».
Le premesse perchè Milano conquisti il titolo di capitale della cultura contemporanea ci sono.

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