\a sud-est di Milano studiato come un vero e proprio villaggio olimpico: tutto finito. Possibile?
«Se piccole minoranze possono generare limpedimento a ciò che la grande maggioranza vuole - prosegue Aldo Brandirali -, non cè più democrazia e non cè neppure un futuro di benessere».
Il prossimo atto sarà una lettera spedita al sindaco di Milano Gabriele Albertini, al governatore della Lombardia Roberto Formigoni e al presidente del Coni Giovanni Petrucci: «Scriverò loro che questo Paese non merita i Giochi. Almeno fino a quando non saprà isolare le frange estremiste. Quanto sta accadendo a Torino è grave ed è sotto gli occhi di tutto il mondo».
E la sua battaglia contro il potere romano? La candidatura successiva di Veltroni a quella milanese vista come provocatoria? Cosa penseranno di Milano: che si arrende perché ha capito che non sarebbe mai riuscita a spuntarla contro la capitale? «Non sono daccordo, limprenditorialità di cui è capace Milano è ancora tutta da scoprire, questa è una città che sa stupire e quando parte in svantaggio tira fuori il meglio di sé. Eppoi pensino quello che vogliono, anche che così facendo diamo il via libera a Roma. Quanto sta succedendo oggi è solo la punta di un iceberg, non cè solo Caruso e dalla sua parte ci sono altri rappresentanti della contestazione torinese che verranno presto eletti in Parlamento. Se Roma accetta queste condizioni, sono affari suoi, Milano non ci riesce. E non è una provocazione».
Amareggiato e risoluto, assessore cosa potrebbe farla recedere dalla sua decisione? «Le minoranze devono saper partecipare alla vita democratica del Paese. Le manifestazioni e le critiche ci stanno, ma la volontà della maggioranza e quindi il comportamento unitario del Paese sono unaltra cosa. E sono da rispettare».
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