da Milano
Gli stupratori della giovane commessa di 30 anni potevano essere fermati in tempo, quando cioè i carabinieri li avevano identificati come presunti autori di unaltra violenza sessuale avvenuta lanno scorso. Dopo aver raccolto una serie di pesanti indizi nei loro confronti, gli investigatori dellArma avevano predisposto un dettagliato dossier subito inviato alla magistratura. Ma sono poi passate le settimane senza che nei loro confronti venisse preso alcun provvedimento. E loro hanno continuato le loro scorribande fino allultima brutale impresa del 21 febbraio.
Sarebbero loro infatti gli autori dellaggressione ai danni della commessa, sorpresa martedì alle 20.30 nel parcheggio di Bisceglie, estrema periferia sud ovest, al capolinea della linea rossa della metropolitana. La donna viene minacciata con un coltellaccio alla gola, «buttata» sui sedili posteriori della sua auto, picchiata, sequestrata per quattro ore, costretta a prelevare 500 euro al bancomat, violentata e infine costretta ad aprire il negozio dove lavora. Qui i banditi prelevano i mille euro di incasso per lasciarla infine legata e imbavagliata fino a quando, alle 4 del mattino, riesce a liberarsi e dare lallarme.
La polizia visiona le immagini riprese dalle telecamere posizionate nelle zone attraversate dai due balordi, recuperano impronte digitali e campioni biologici dallauto della vittima e della Honda Transalp rubata qualche giorno prima e usata nella scorribanda. E dopo tre giorni li arrestano. A casa di uno dei due vengono trovati gli effetti personali della vittima. Vale a dire quel che in gergo tecnico si chiama «riscontro oggettivo».
Ma che non fossero alle «prime armi» non solo come banditi, hanno entrambi un piccolo «Bignami» del codice penale alle spalle, ma anche come stupratori lo aveva fatto capire subito Vittorio Rizzi, capo della mobile di Milano. Che «sospettava» i due come abituali autori di raid notturni. Tanto che la notte precedente larresto non erano stati trovati in casa perché in giro fino allalba. Nonostante il più vecchio, Claudio Strangi, 28 anni, padre di due figli, fosse agli arresti domiciliari per una serie di reati tra cui il tentato omicidio. Mentre il complice, Francesco Cannaò, 20 anni, fratello della convivente di Strangi e padre di una bimba di 2 anni, pur non avendo obblighi particolari, aveva alle spalle denunce per violenza sessuale. Dunque, proprio per facilitare il riconoscimento da parte di altre vittime, la polizia diffonde, subito dopo larresto, le loro foto segnaletiche.
E ora, a distanza di pochi giorni, emerge questa singolare vicenda, sulla quale ci sono pochi particolari, data la riservatezza degli inquirenti. Vista anche la delicatezza che assume alla luce dellultima loro notte brava che dunque poteva essere tranquillamente evitata. Strangi e Cannaò infatti sarebbero anche gli autori di unaggressione, per certi versi analoga, avvenuta nellautunno 2005 a San Giuliano Milanese, paesone nellhinterland sud-est. Gli investigatori della compagnia di San Donato li avrebbero identificati qualche giorno dopo il fatto. Quindi avrebbero presentato una relazione allautorità giudiziaria, chiedendo due fermi. Provvedimenti però mai firmati.
I due hanno potuto così continuare le loro nottate di «ordinaria follia» fino ad attraversare la vita della giovane e coraggiosa commessa. Che però non ha taciuto. E non solo ha denunciato laggressione e collaborato attivamente alla loro cattura.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.