Non c’è che dire, sono tanti 12.000 individui che - solo a Milano - dedicano il loro tempo libero, e serale, alla conoscenza della Bibbia. Tanto da richiedere altre spiegazioni oltre a quella, sensata, fornita da monsignor Luigi Nason, incaricato per l’Apostolato biblico della diocesi. È vero: si stanno estinguendo rapidamente le varie forme di controcultura spirituale, dal new age alla teosofia (ovvero la ricerca del divino su basi scientifiche o filosofiche), dall’antroposofia (che riconosce all’uomo la capacità di elevarsi alla conoscenza dell’invisibile) alla tragicomica moda delle profezie apocalittiche. Rimarranno materie riservate a studiosi più o meno studiosi, a appassionati più o meno appassionati.
Piuttosto, ci sono cenni palesi, oltre quanto accade a Milano, di ritorno all’origine della nostra tradizione religiosa, alla ricerca delle radici del cristianesimo, che affondano proprio nel Vecchio Testamento per germinare in quello Nuovo, nei Vangeli. Dovendo spiegare il fenomeno, però, individuerei due cause più sofisticate e diverse - una recentissima e una antica - che non un semplice ritorno alla religiosità tradizionale.
Quella recente è il grande successo di molti libri che hanno come soggetto - pro o contro - la natura della fede cristiana, le vicende mondane della Chiesa, la figura di Gesù. Il primo testo di immenso successo fu appunto l’Ipotesi su Gesù, di Vittorio Messori, che ha come contraltare l’ancora più gigantesco successo planetario del distruttivo Il codice da Vinci, di Dan Brown. In mezzo, una serie di volumi a grande diffusione, scritti da credenti, laici, sacerdoti: quelli di Corrado Augias e di Vito Mancuso, di Gianfranco Ravasi e di Carlo Maria Martini. Infine, siamo sotto l’ondata di libri - a volte scandalistici, a volte ben documentati - contro il Vaticano e i sacerdoti (non necessariamente pedofili): basti citare, fra tutti quelli che periodicamente scalano le classifiche, Vaticano S.p.A. di Gianluigi Nuzzi.
È evidente che queste pubblicazioni, diffuse in milioni di copie, stimolano nei buoni lettori la voglia di risalire direttamente alla fonte. La fonte è la Bibbia, e chi ne affronta le migliaia di pagine fitte (a volte tremende per noia e difficoltà di comprensione), deve essere un buon lettore. A intuito, i dodicimila milanesi che sono approdati al corso serale vengono in buona parte dai libri che ho citato e da altri simili.
Quanto al motivo antico, è che in Italia e negli altri Paesi cattolici la Bibbia non è stata mai veramente oggetto di lettura, per volontà della stessa Chiesa. Seguendo l’elementare principio che, nei rapporti fra due persone, il potere spetta al mediatore, la Chiesa si è sempre posta come mediatrice fra il fedele e la divinità: la Bibbia, dunque, non doveva essere letta dal popolo, ma spiegata al popolo dal clero, unico autorizzato a farne l’esegesi. All’inizio del Duecento, Valdo fece tradurre la Bibbia dal latino al provenzale, per mettere i fedeli direttamente a contatto con la parola di Dio. Era un’iniziativa inaccettabile per la Chiesa, e il concilio di Tolosa, nel 1229, proibì la libera lettura della Bibbia e la sua traduzione. Ci riprovò, con molto maggior successo, Lutero. Come Valdo e altri eretici secoli prima, Lutero pensava che tutti avessero diritto di leggere la parola del Signore senza la mediazione di sacerdoti. La sua Bibbia, stampata in tedesco nella prima metà del Cinquecento, ebbe immediata diffusione e immenso successo, tanto da diventare una delle basi ideologiche della Riforma.
La Chiesa cattolica, invece, ha resistito nel suo atteggiamento fin quasi ai giorni nostri. L’ultima grande battaglia si combatté all’inizio del Novecento, quando Pio X, oggi santo, scomunicò tutti i modernisti: ovvero pii studiosi, e religiosi, cattolici che - fra l’altro - volevano sottoporre la Bibbia all’analisi del metodo storico-critico e diffonderne la lettura. L’analisi storico-critica è stata fatta dalla stessa Chiesa molti decenni dopo, ma la lettura individuale non è stata mai realmente incoraggiata. Per un semplice credente sarebbe troppo difficile capire come mai Dio si dimostri tanto spesso collerico e vendicativo, sanguinario e persino ingiusto.
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