«Milano verso la Cina», storia di un dialogo

Circa cento pezzi tra monete, ceramiche, carte geografiche manoscritti e volumi che risalgono anche ai primi del Seicento

Igor Principe

Guardando al futuro c’è chi la teme, vedendola come una tigre sconosciuta e potente pronta a divorarci sulla tavola dell’economia. Rivolgendosi invece al passato, emergono molti elementi che alla parola «Cina» ne uniscono un’altra: «dialogo». Una mostra alla Biblioteca Nazionale Braidense offre al pubblico oggetti concreti che testimoniano dei fecondi rapporti intrecciati nella storia tra l’Estremo oriente e il cuore del Mediterraneo. Si intitola «Milano verso la Cina», tappa successiva Lugano (dal 5 marzo al 7 aprile 2007) quindi, in data ancora da definirsi, l’esposizione si trasferirà a Pechino. Divisi in sette sezioni e distribuiti nelle teche della sala Maria Teresa, vengono esposti circa cento pezzi tra monete, ceramiche, manoscritti e carte geografiche. Ma soprattutto, com'è ovvio intuire visto il contesto, libri. Ce ne sono di provenienti dalla Biblioteca Ambrosiana, dal Museo popoli e culture del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), da collezioni private. E dalla Braidense stessa, che dispone di 31 opere antiche, divise in 137 volumi, stampate in cinese. Si tratta di scritti introduttivi al cattolicesimo, enciclopedie scientifiche, testi utilizzati in Europa quando furono inaugurati i primi studi sinologici; i volumi più antichi risalgono ai primi del secolo XVII. La varietà di aspetti culturali è la cifra su cui si tara l’esposizione, che mira a raccontare a tutto tondo i rapporti tra l’Italia - e Milano in particolare - e la Cina. E a raccontarli a un pubblico quanto mai ampio. Vi è un primo livello di lettura basato sulla didattica, per rispondere alle curiosità degli studenti delle medie e delle superiori. Quindi si approfondiscono aspetti scientifici e culturali, per poi esplorare gli aspetti dell’economia e della contemporaneità che legano i due poli geografici. E che sia un legame antico lo dice la stele di Da Quin, eretta nel febbraio 781, sulla quale nove grandi caratteri cinesi testimoniano la presenza di missionari cristiani in Cina. Un documento eccezionale - di cui sarà offerta una riproduzione - che anticipa i rapporti tra Cristianesimo e oriente a circa nove secoli prima dei viaggi del missionario Matteo Ricci, il gesuita cartografo cui si fa risalire la nascita della cristianità cinese e promotore di un'attività culturale molto più ampia di quella, già fondamentale, svolta da Marco Polo trecento anni prima.

Libri e cimeli riferiti al Ricci, al celeberrimo veneziano e ad altri personaggi centrali nella storia dei rapporti italo-cinesi - tra tutti Martino Martini, autore nel Seicento di una splendida carta geografica del Paese e di un suo atlante completo - costituiscono i pezzi forti della mostra.
Milano verso la Cina, alla Biblioteca Braidense fino al 31 ottobre

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