Cronaca locale

Addio a Griguolo, procuratore più amato

Rispettato dalle forze dell'ordine, ma anche da chi ha fatto arrestare

Addio a Griguolo, procuratore più amato

Gli diranno addio questa mattina: in pochi, perché le maglie del lockdown per i funerali non si sono allentate del tutto. Ed è un peccato, perché nella chiesa che ospiterà l'ultimo saluto a Gianni Griguolo, magistrato, avrebbero voluto esserci in tanti. I colleghi della Procura e della Procura generale, che lo hanno ricordato in necrologi commossi: e soprattutto le decine e decine di uomini delle forze dell'ordine che hanno lavorato accanto a lui in indagini celebri od oscure, e che avevano per lui una considerazione quasi infinita.

Griguolo è morto sabato, a sessantotto anni. Aveva sconfitto, combattendo da judoka, il coronavirus: lo ha stroncato una polmonite batterica presa in ospedale. Anche se da qualche mese era in pensione - pensione anticipata, «ho voglia solo di fare il nonno» - la sua perdita è stata vissuta dalla magistratura milanese come il primo lutto portato tra le sue file dalla pandemia. Trent'anni di inchieste non si dimenticano solo perché appendi la toga al chiodo.

Nella storia della criminalità al nord, il nome di Griguolo resta legato soprattutto a «Terra bruciata», la gigantesca operazione con cui aveva - per l'appunto - fatto terra bruciata in un quartiere milanese che sembrava un fortino inattaccabile: Quarto Oggiaro, il regno del boss Biagio «Dentino» Crisafulli. A travolgere due generazioni di narcos, Griguolo era arrivato grazie ad alcuni «pentiti», in primis Giustino Fiorino: ma soprattutto grazie al duro lavoro dei carabinieri del Nucleo operativo, alle loro ore senza fine passate a scavare e a pedinare. Griguolo era stato accanto a loro giorno per giorno_lo aveva capiti, spronati, apprezzati. E loro apprezzavano lui: «uno dei pochi che condivideva le sue idee con la polizia giudiziaria», lo ricorda ora uno dei protagonisti di quella stagione indimenticabile.

Ma se c'è una inchiesta lontana dai riflettori in cui Griguolo dimostrò cosa può fare lo Stato quando sbirri e magistrati lavorano bene insieme, fu quella che alla fine degli anni Ottanta lo portò a indagare sui fiolos, i brutali sfruttatori uruguaiani che avevano monopolizzato un pezzo di città. All'inizio non ci credeva: ma si lasciò guidare dai suoi tre carabinieri, alla fine si appassionò, e non ci fu scampo per nessuno. I fiolos, che lo temevano e lo rispettavano, lo chiamavano el Fiscal.

Ciao, Fiscal.

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