Adriano boccia Pisapia E la sinistra si divide tra McDonald's e Prada

La catena fast food lascia la Galleria, subentra la griffe Sel esulta, l’ira del Pd: "Il centro sarà chiuso ai poveri"

Adriano boccia Pisapia E la sinistra si divide tra McDonald's e Prada

Milano - Non ci sono più le mezze stagioni. E nemmeno la sinistra, se a Milano adesso si trova perfino costretta a difendere McDonald’s , uno dei simboli più odiati dell’americanismo capitalista e multina­zionale. Roba che a dirlo solo qualche an­no­fa tra le salamelle di una Festa dell’ Uni­tà ai militanti accaldati dalle braci, si sareb­be dovuti scappare per evitare un colpo di spiedo.Ah,ma è vero,non ci sono più nem­meno le Feste dell’ Unità che adesso si chiamano Festa democratica.

E se la con­fusione a sinistra non bastasse, ieri ci si è messo pure Adriano Celentano, il video­predicatore che solo un anno fa promuo­veva in tivù, alla vigilia del voto, Giuliano Pisapia e la sua sinistra brigata «arancio­ne ». «Milano non è più la città di Leonardo Da Vinci per colpa dei governi di centrode­stra », sentenziava l’ex Molleggiato al co­spetto della zazzera azzurrina di Michele Santoro ad Annozero . E ora? Milano con Pi­sapia è tornata quella di Leonardo? «No, è uguale,bisogna cambiarla»,ha risposto ie­ri sempre Celentano a chi gli chiedeva se trovasse la città cambiata. «Già il fatto che Celentano l’abbia detto a una mostra di Dario Fo- la difesa di Pisapia- significa già che Milano è cambiata. Altro sintomo è l’Arec C (il pedaggio per circolare in cen­tro, ndr ) che molti chiamano area Celenta­no e che non può non piacergli». Così i commercianti che stanno chiudendo bot­tega e le mamme che devono portare di corsa i figli a scuola prima di andare al lavo­ro, ora sanno con chi prendersela.

Tornando a McDonald’s ,lastoria è dav­vero curiosa e sintomo di una società sen­za più punti cardinali. Perché dopo anni di presenza in Galleria Vittorio Emanuele, nel cuore di Milano, è scaduto il contratto dell’hamburgherificio più frequentato in città. Bando del Comune per la nuova asse­gnazione e vittoria di Prada che batte Ap­ple . E qui il colpo di scena, perché a difen­dere McDonald’s è il Pd che con alcuni con­siglieri chiede di lasciarlo lì dove sta. Alla faccia del bando. «Ritengo che sia una per­dita per Milano », assicura Mattia Stanzani del Pd, presidente della commissione Bi­lancio. « McDonald’s in Galleria è una pre­senza “democratica” perché permette a tante persone di potersi sedere nel Salotto di Milano pagando cifre accessibili». Un «plauso» a Stanzani arriva dal presidente della commissione Ambiente Carlo Mon­guzzi ( sempre Pd) e «d’accordo» il collega di partito David Gentili: «Capisco che ci sia un bando vinto,ma che McDonald’s se ne vada è un di meno per il centro della cit­tà. Il suo “Salotto”dovrebbe essere per tut­ti, invece di diventare più inaccessibile al­la gente comune ». Per fortuna a ristabilire un po’ le cose arriva il «vendoliano» di Sel Luca Gibillini.

«Non verseremo lacrime per McDonald’s»assicura,perché il fast fo­od «non può essere assunto a modello di presidio territoriale per i poveri». Non so­lo. «Mi sembra per lo meno eccessivo inve­st­ire McDonald’s del ruolo sociale di presi­dio accessibile nel salotto di Milano.

Una multinazionale che ha rappresentato ne­gli ultimi decenni il modello del fordismo, con evidenza di distruzione del territorio in molte parti del mondo, con il cannibali­smo ai danni della piccola e media impre­sa commerciale, con condizioni di lavoro difficili, per usare un

eufemismo, non può essere assunta a modello di presidio terri­toriale per i poveri». C’è grande confusio­ne sotto il cielo di Milano e della sinistra. E non è proprio detto, come pensava il presi­dente Mao, che sia cosa buona.

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