Cronaca locale

Afghano picchia moglie e figlia di un anno perché femmina

L'inferno di madre e figlioletta era cominciato proprio all'arrivo in Italia nel marzo di quest'anno. Nelle mani di un marito e padre, che le sottoponeva «ad atti di violenza fisica e psicologica». La bambina poi, di poco più di un anno, veniva picchiata «in quanto di sesso femminile e non maschile come il padre avrebbe voluto». L'uomo, un 30enne di origine afghana, è stato alla fine denunciato dalla moglie e condannato ieri a tre anni e otto mesi di carcere.

Il 30enne, H.A.A., in Italia con regolare permesso di soggiorno e difeso dall'avvocato Maria Pia Licata, è stato arrestato a fine agosto. Ieri la sentenza del processo con il rito abbreviato emessa dal gup Guido Salvini. Le accuse erano di maltrattamenti, lesioni, sequestro di persona e violenza sessuale. Secondo le indagini, l'uomo tra marzo e giugno scorsi «in più occasioni adoperava violenza sulla figlia minore (nata nel febbraio del 2017, ndr) prendendola a schiaffi». La moglie oggi 22enne, sposata in Pakistan quando aveva 15 anni, veniva picchiata «con calci e pugni, con il cavo del caricabatterie e con la cinghia di una borsetta». Era stata ferita con un coltello a una gamba: il marito le aveva detto che «gli andava di farlo». Minacciata di morte con frasi come «se chiami la polizia ti uccido», «ti butto giù dal balcone». Spesso le veniva imposto «di non alzare lo sguardo da terra». Non solo. «In tre occasioni» è stata stuprata ed è stata diverse volte chiusa «dentro l'abitazione, impedendole di uscire». La giovane donna, assistita dall'avvocato Ilaria Scaccabarozzi, si è costituita parte civile nel processo. Ora lei e la figlia si trovano in una comunità protetta. Il giudice ha stabilito un risarcimento con una provvisionale di 20mila euro e disposto che a pena espiata l'uomo venga espulso. La 22enne, che in Pakistan faceva l'insegnante, si era sposata nel 2014 e quest'anno aveva raggiunto il marito in Italia. A giugno, grazie all'aiuto di una conoscente, si era rivolta al centro anti violenza della Mangiagalli.

CBas

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