Aggredita nell’androne di casa: 15 colpi alle spalle, è in fin di vita

Aggredita nell’androne di casa: 15 colpi alle spalle, è in fin di vita

Prima lo spray al peperoncino spruzzato in volto poi una serie di fendenti tirati all’impazzata per uccidere, almeno 15, finiti sulla schiena sul torace, sul collo. Fino a quando la povera donna sanguinante è riuscita a infilarsi nell’ascensore, salire al primo piano e chiamare i vicini gridando «Mi ha accoltellato». Senza però precisare chi e perché. Poi l’intervento del 118, la corsa in ospedale dove viene ricoverata in prognosi riservata, e della polizia che deve ora venire a capo di un vero enigma anche perché l’aggressore non ha rubato nulla. La vittima una tranquilla signora di 67 anni, non aveva nemici, non era ricca, non aveva mai litigato con nessuno in tutta la sua vita.
Jolanda Colombo, per tutti «Jole», abita al 49 via de Petris fin da quando alla Barona nel 1972 venne costruito l’enorme complesso di case popolari, un migliaio di alloggi circa. Un appartamento al settimo piano occupato dopo il matrimonio con un vigile urbano, da cui si era separata a fine anni ’80. L’uomo se ne andò e morì qualche anno dopo, mentre lei cresceva con qualche sacrificio i due figli. Diventati grandi, Fabrizio e Maurizio, hanno trovata lavoro in Spagna, restando sempre in contatto con la madre. Qualche volta andava lei a trovarli, qualche volta, a turno, tornavano loro a Milano. Una vita tranquilla, insomma, con qualche lavoretto di assistenza anziani per arrotondare la pensione. Come ieri mattina quando poco dopo le 8 è uscita per andare da un vecchia signora a cui faceva compagnia.
Cosa sia successo di preciso non è ancora chiaro. A un certo punto i vicini del primo piano sentono grida strazianti alla porta, aprono e trovano «Jole» coperta di sangue. Continua a ripetere «Sono stata accoltellata» senza però fare nomi, come se non avesse mai visto prima il suo aggressore. Scende anche un signore del secondo piano. «Mi sono spinto fino in strada, ho visto un ragazzo sui 20/25, capelli neri, corporatura media con addosso una tuta da ginnastica grigia e una felpa blu. Camminava tranquillamente gli ho gridato di fermarsi ma lui è scappato via. Ma non ho potuto rincorrerlo, ero a piedi nudi». Faticosamente si ricostruisce l’aggressione, il gas spruzzato, tutti i vicini hanno infatti inteso l’acre odore sulle scale, e le coltellate: all’Humanitas di Rozzano, dove viene operata d’urgenza, i medici conteranno una quindicina di ferite.
La polizia porta i testimoni in questura e più tardi anche un giovane sospetto che però non viene riconosciuto. Difficile azzardare ipotesi. Forse la tentata rapina di un tossicodipendente che ha perso la testa, forse il raptus di uno psicopatico che ha colpito a caso, forse qualcuno che pensava di aver subito un torto dalla vittima.

Solo lei potrà fornire indicazioni utili, ma per sentirla gli investigatori della mobile diretti da Alessandro Giuliano, dovranno aspettare si riprenda dall’intervento chirurgico. Anche se il mancato assassino ha lasciato una traccia: il giovane si è ferito e ha lasciato lungo la via di fuga gocce di sangue da cui sarà possibile estrapolare il suo Dna.

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