«Ai magazzini della Stazione il nuovo quartiere della movida»

«Ai magazzini della Stazione il nuovo quartiere della movida»

Alberto Giannoni

L’intervento sarebbe enorme. Da far impallidire il restyling della Stazione centrale. E può cambiare volto a un pezzo importante di Milano. La mega operazione è il recupero dei magazzini raccordati, i locali che si allungano per due chilometri sotto la ferrovia lungo via Sammartini e Ferrante Aporti. Superfice: 48mila metri quadrati. Oggi un buco nero in mezzo alla città. Ma in futuro potrebbero ospitare boutique, ristoranti e uffici, un parcheggio sotterraneo. Per trasformarsi di notte un distretto della movida, su modello della High Line di New York, Shoreditch a Londra, quartiere cool affollato di discoteche e ristoranti o la Rue des Ursulines di Bruxelles.
I magazzini sono 105, ciascuno da 300 metri. Dal punto di vista immobiliare un patrimonio unico. Esteticamente, invece, una ferita. Degrado estetico e non solo. Anche per questo gruppi e comitati di residenti chiedono di fare qualcosa, di intervenire e raccogliere il contributo dei cittadini sul destino di tutta l’area. Se sono vuoti, però, non è un caso. La proprietà scalpita per recuperarli. Grandi stazioni, la spa controllata da Fs e partecipata da grandi gruppi industriali privati, li ha liberati a uno a uno e tenuti vuoti. Rinunciando a qualche introito, vuol essere pronta coi lavori senza grane con sfratti e occupanti. È pronta a farne le «Viaduc des Arts» di Milano. Servono 50 milioni, ma il progetto non prevede nuovi volumi né oneri pubblici: si paga da sé. Condizioni? Una sola: «Deve essere realizzato per intero». Questa trasformazione è prevista da anni nel Pgt, e ne ha seguito il tormentato iter. Ma i contatti con il Comune non si sono fermati. «Gli incontri con il Comune sono andati avanti - dicono da Grandi stazioni - il progetto piace alla giunta ma oggi in concreto grosse novità non ce sono». Grandi stazione ora vuole accelerare, e intende aprire un concorso di idee per tradurre tutto in realtà.
Gli incontri tra Palazzo Marino e Confcommercio, che vorrebbe essere coinvolta nel progetto di riqualificazione, invece sono fermi al palo. Tra le osservazioni puntuali al Piano di governo del territorio presentati da ConfCommercio (Unione del Commercio) spicca la richiesta di «poter partecipare ai tavoli che affrontano il tema del commercio per condividere la nuova proposta funzionale di spazi dei magazzini raccordati della Stazione centrale». L’osservazione viene respinta dai nuovi uffici dall’urbanistica, che rimandano la questione ai «Piani Attuativi che conformeranno la disciplina di uso del suolo, pertanto eventuali coinvolgimenti di parti sociali e proposte di modifica e integrazione saranno rimandate alla fase attuativa». «A noi piacerebbe essere coinvolti - spiega Alfredo Zini, vicepresidente vicario di Epam, l’associazione milanese dei pubblici esercizi (Confcommercio) - anche perché abbiamo delle idee e vorremmo proporle all’amministrazione, vorremmo partecipare allo sviluppo futuro della città per portare il nostro contributo». I gestori di bar, ristoranti e locali vorrebbero lanciare, per la riqualificazione dei magazzini della Stazione, un distretto della movida. L’area è potenzialmente perfetta: esistono già locali e discoteche, non ci sono molte abitazioni soprattutto nella parte finale di via Aporti e Sammartini, nonostante si tratti di una zona centrale e molto ben collegata. L’anno scorso tra giugno e luglio Palazzo Marino diceva di voler trasferire la movida dai Navigli e dalla Colonne, sotto assedio nei mesi estivi, in zone meno abitate, bene questa è la risposta.

«Peccato che non siamo più stati convocati ai tavoli sulla tematici», osserva Zini, l’idea dei ristoratori e titolari di pub e bar sarebbe quella di proporre una sorta di patto per la movida: i commercianti si impegnerebbero a riqualificare i magazzini e a rilanciare la zona - la vita notturna svolgerebbe anche una preziosa funzione di presidio sociale per il quartiere - in cambio il Comune potrebbe concedere agevolazioni per gli orari e magari riqualificare gli spazi pubblici.

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