Una legge per risolvere definitivamente i problemi di governance, finanziamento e controllo del Piccolo Teatro e della Scala: a chiederle è stato il presidente della Regione Roberto Maroni che ieri mattina ha incontrato il ministro dei Beni Culturali Massimo Bray. Ministro che è stato accolto al convegno alla fondazione Cariplo da una bara della cultura uccisa dalla legge che distrugge i teatri.
Diverse le preoccupazioni per le due istituzioni ma altrettanto gravi: la Scala lamenta la riduzione del numero dei membri del cda e quindi le difficoltà ad attirare fondi e soci privati, il Piccolo invece chiede di eliminare le norme che lo equiparano alla pubblica amministrazione di fatto mettendolo a rischio di chiusura.
Per il Piccolo, che come gli altri Teatri stabili è stato inserito nella lista degli enti soggetti ai tagli decisi dalla spending review, al pari delle pubbliche amministrazioni, la situazione sembra più complessa del previsto: Maroni ha spiegato che non si potrà risolvere con emendamenti alla legge di Stabilità «perchè ci sono delle norme europee» che prevedono che sia l'Istat a prevedere il prelievo. Il ministro ha assicurato che «l'autonomia del Piccolo va rispettata». E ha spiegato di aver chiesto «un tavolo con l'Istat per affrontare una norma sbagliata».
Per quanto riguarda il Teatro alla Scala Bray ha parlato della «necessità» di istituire un tavolo tecnico insieme alle altre Fondazioni liriche sugli impatti che avrà la riforma. Il ministro, però, ha voluto anche rivendicare quanto lo Stato fa per il Piermarini, anche per rispondere alle accuse dell'assessore regionale alla Cultura, Cristina Cappellini, secondo cui il tavolo di lavoro rischia di diventare «un modo per dilazionare problemi e responsabilità». «Dal 2008 lo Stato non ha mai versato alla Scala meno di 31 milioni, mentre i privati ne danno 19 e gli enti locali 14 - la replica secca del ministro -. Si è anzi arrivati anche a 33 milioni, mentre la legge che istituiva le fondazioni liriche prevedeva la possibilità di scendere al 30%, che per la Scala significherebbe 18 milioni. Siamo felicissimi di darne 33 e non 18 - ha concluso -. Siamo rispettosi del valore della Scala in cui crediamo, e vogliamo che cresca».
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