Cronaca locale

Altre Visioni

Che il cinema orientale guadagni terreno, visibilità e appetibilità si era capito da tempo. Alle opere del Sol Levante le rassegne dedicano sempre maggior spazio. Cinese, giapponese o coreano, poco importa. Evidenti le differenze per argomenti, temi e stile ma l'ultimo è quello che ha galoppato di più e la recente Palma d'oro conquistata a Cannes da Bong Joon Ho con Parasite lo dimostra. Il film uscirà in Italia dopo l'estate ma in libreria brilla Generi & autori. Il cinema coreano contemporaneo (Ed. Falsopiano, pp. 340, euro 24) in cui l'autore, Davide Morello, percorre l'evoluzione della Settima Arte a Seul e dintorni, delineandone l'evoluzione. Si scopriranno così i tanti modi di fare commedia e di riflettere attraverso quelle opere a carattere drammatico, ripiegate su problemi di strettissima attualità. E siccome si parla di autori, uno di questi è Kim Ki Duk che l'anno scorso ha firmato Il prigioniero coreano in cui fornisce un ritratto delle ambigue e inquietanti identità tra i due opposti regimi del suo Paese diviso.

Kim - come pure Bong Joon Ho - sono solo alcune delle firme più autorevoli di una cinematografia che spazia e attraversa filoni opposti. Identificare la produzione orientale con una monotona e tediosa collana di storie ripetitive sarebbe un errore perché, riferendosi proprio a Bong, ospite di rilievo al prossimo festival di Locarno in programma ad agosto, è proprio la trasversalità dei generi all'interno di uno stesso film il criterio più evidente e distintivo.

Un percorso che esce molto bene dalle pagine di Morello.

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