Altri 60mila euro: è l'hub dei rifugiati

A Milano «i posti sono finiti», le strutture ormai esplodono e dopo 63mila profughi accolti dall'ottobre 2013 «non abbiamo voglia di impazzire aprendo posti improbabili. In emergenza ci occuperemo solo dei bambini». Così parlava solo qualche giorno fa l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino. E lo ha ribadito ieri, «abbiamo 800 letti strapieni, è impossibile che il prefetto ci chieda di accogliere altre persone, ci sono decine di città lombarde a cui si può bussare». Se per Majorino il governatore Roberto Maroni è «un pagliaccio» perchè diffida i prefetti ad inviare nuovi profughi nei Comuni lombardi, e minaccia di tagliare i fondi ai sindaci che non si adegueranno, l'assessore preoccupato dell'avanzata leghista dice in altri termini che le porte di Milano da adesso in poi saranno chiuse (o almeno non più spalancate come negli ultimi due anni). Una svolta. Se non fosse smentita dagli atti pubblici. Ancora il 28 maggio, negli uffici di largo Treves dove ha sede l'assessorato alle Politiche Sociali, si è riunita la commissione incaricata di valutare le offerte arrivate da City Angels, cooperativa Universis e Fondazione Progetto Arca per allestire e gestire un «punto di ricevimento, allestimento e accoglienza temporanea di cittadini stranieri in transito nel territorio milanese». Lo chiamano più semplicemente un «Hub». Costo dell'operazione: 60mila euro. Il punteggio maggiore è andato proprio a Progetto Arca, una delle realtà che finora è stata tra le più attive sull'emergenza profughi, convenzionata con il Comune anche per l'accoglienza dei senzatetto durante il periodo invernale. A portare alla luce la distanza tra parole e fatti dell'assessore è il consigliere Fdi Riccardo De Corato: «Dice che Milano non può più accogliere nessuno, dopo aver aperto le porte a 70mila immigrati, ma sono parole solo da campagna elettorale perchè invece dieci giorni fa da suo dipartimento è uscita una determina per selezionare soggetti che gestiscano un altro punto di accoglienza temporanea da 60mila euro».

E alle polemiche che anche ieri la sinistra ha sollevato contro l'iniziativa choc di Maroni, risponde con i numeri l'assessore regionale al Bilancio Massimo Garavaglia. Facendo presente intanto che «l governo deve alla Lombardia 160 milioni di euro per spese sanitarie regolarmente fatturate riguardanti stranieri temporaneamente presenti, spese peraltro sostenute 6 anni fa e che al momento stanno aumentando in modo esponenziale. Quando vedrà il bonifico da parte dello Stato sarò pronto a parlare di nuova accoglienza». Di fronte ad un debito di tali dimensioni prosegue «non ci si deve lamentare se poi come Regione Lombardia focalizziamo la nostra attenzione all'aiuto verso i nostri concittadini». E precisa che il taglio minacciato dal governatore «riguarda ovviamente fondi regionali, non statali» su cui non avrebbe poteri. «Utilizzeremo le nostre risorse - spiega - per premiare quei comuni che vogliono realizzare progetti utili alla cittadinanza italiana».

Garavaglia definisce infine tutta la polemica «surreale» perchè l'intesa Stato-Regioni sulla distribuzione dei migranti «non vale più, prevedeva una revisione nel 2015 basata sulle risorse stanziate nella legge di stabilità e sulla quantità dei nuovi arrivi». Cosa non avvenuta.

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