Alzare gli stipendi ai sindaci? C'è la promozione bipartisan

Dopo la Russa anche Salvini annuncia una proposta Consiglieri d'accordo. Fi: "Ma valga anche per gli eletti"

Alzare gli stipendi ai sindaci? C'è la promozione bipartisan

Bocche cucite sul candidato sindaco in attesa del vertice che riunirà finalmente domani intorno al tavolo i big del centrodestra Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani. Se il segretario della Lega Lombarda Fabrizio Cecchetti ieri al gazebo allestito al mercato di via Fauchè azzardava che ci sono «almeno 10 nominativi su Milano, preparati e forti», Salvini arrivato intorno alle 11 e 30 ho affermato solo di avere «tante belle idee in testa ma le porto al tavolo altrimenti qualcuno si offende». Come il colonnello Fdi Ignazio La Russa, che ieri ha anticipato al Giornale ha anticipato che presenterà un emendamento per adeguare gli stipendi dei sindaci delle 12 città metropolitane a quelli dei parlamentari, anche il leader della Lega ieri ha ribadito la volontà di dare più soldi ai sindaci, anche nei piccoli Comuni. «Come Lega - spiega - stiamo portando avanti una proposta di legge a mia firma per aumentare non solo gli stipendi dei sindaci dei piccoli comuni ma anche le tutele legali, perché fare il sindaco a mille euro al mese rischiando problemi su problemi non è degno. E che ci siano sindaci di grandi città come Milano e Roma che prendono 4 mila euro al mese non è possibile e non è giusto». La Russa ne ha parlato anche a Beppe Sala («se passa mi applaude pubblicamente») e anche tra i consiglieri comunali c'è un benestare bipartisan, con la richiesta (ma dovrebbe essere automatico) che siano adeguate anche le indennità degli eletti. «La validissima proposta di La Russa - sostiene Alessandro De Chirico (Fi) - dovrebbe essere estesa ai consiglieri, in maniera proporzionale alla grandezza del Comune. L'aspetto economico può incidere fortemente nella scelta se candidarsi o no. E il vero problema degli sprechi della politica sta in altri enti. C'è una netta sproporzione tra lo stipendio di un parlamentare (14mila euro) o consigliere regionale (11mila) e il comunale che arriva a 1.700 euro e viene retribuito per un massimo di 19 presenze mensili (ho partecipato fino a 30/35 sedute). Con un figlio appena nato, prima di ricandidarmi ho pensato molto a questo aspetto, non lo nego». Anche per Fabrizio De Pasquale (Fi) «amministrare un Comune con 14mila dipendenti più altrettanti delle partecipate e con un bilancio di 7 miliardi richiede una responsabilità che meriterebbe emolumenti almeno pari a un deputato. La difficoltà di trovare oggi figure della società civile che si impegnano deriva però anche dalla "leggerezza" dei partiti, che non sempre dialogano col mondo del lavoro, e dai rischi giudiziari». Il capogruppo Pd Filippo Barberis ritiene «semplicemente incomprensibile che i sindaci di grandi città prendano la metà di un parlamentare. È purtroppo il segno di una svalutazione delle amministrazioni locali e di una cultura antipolitica che dovremmo tutti lasciarci velocemente alle spalle per concentrarci piuttosto sulle condizioni per alzare la qualità dei politici ad ogni livello».

L'eurodeputato dem Pierfrancesco Majorino è d'accordo («che gli amministratori locali percepiscano stipendi non paragonabili a altri in ragione delle enormi responsabilità è assolutamente vero») ma ironizza: «Se la destra non trova un candidato la colpa non è dello stipendio basso».

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