Cronaca locale

Anarchiche già note ai giudici per «fatti di piazza», sono accusate di violenza privata e danneggiamento

Anarchiche già note ai giudici per «fatti di piazza», sono accusate di violenza privata e danneggiamento

La voce sull'identità e la provenienza, fisica e «di lotta», dei responsabili (che in tutto non dovrebbero essere più di sei, anche se i testimoni, probabilmente a causa del panico, avevano avuto la percezione di un gruppo molto più folto), era girata da subito, una decina di minuti nemmeno dopo gli scontri al Corvetto, martedì scorso, al circolo del Pd e sede del Sunia in via Mompiani 10. I carabinieri parlano di una vera e propria «rete» di antagonismo anarchico, locale e nazionale «che si riforma, seguendo pensieri e lotte comuni ogni qualvolta ci sia un “no”» tradotto in un malcontento e un risentimento che pretendono (naturalmente a modo loro) una risposta, una soddisfazione da parte delle istituzioni. «Quindi no Tav, no Tem, no vie d'acqua e via di seguito» spiegano al comando provinciale dell'Arma di via della Moscova.

Per questo testimonianze a decine e fotogrammi delle telecamere hanno offerto quella risposta «seria e veloce» che il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, insieme al pm Piero Basilone, avevano fatto esplicitamente ai carabinieri del nucleo informativo di Milano dopo un episodio che Romanelli ritiene «aggressione con livelli di violenza ben superiori rispetto a episodi precedenti, un salto di qualità».

Dopo la perquisizione di tre appartamenti e di un negozio sempre al civico 10 di via Mompiani - perquisizioni durante le quali sono stati ritrovate le piccole maschere bianche (tipo quelle da carnevale) utilizzate quella sera e abiti sporchi della vernice usata per scrivere lo striscione esposto nella sede - i militari, hanno indagato a piede libero due donne di 24 e 28 anni. Due «pasionarie» della lotta nel quartiere che appartengono al centro sociale «Rosa Nera» di via Ravenna. Che tradotto significa «anarchia», anche se non della peggior specie.

L'accusa, per queste due ragazzacce con il pelo sullo stomaco - che davanti ai carabinieri, fedelissime ai loro ideali di rivolta e silenzio, non hanno proferito parola in merito alle loro responsabilità - è di lesioni personali, violenza privata e danneggiamento aggravato. Le «signorine» vivono proprio in quelle abitazione perquisite, naturalmente come abusive. E questo, in ogni caso, la dice lunga. Così come il fatto che siano entrambe «conosciute» dalle forze dell'ordine per i cosiddetti «fatti di piazza», ovvero cortei, manifestazioni, imbrattamenti.

Le loro facce sono state immortalate chiaramente dalle telecamere quando, dopo aver utilizzato degli estintori contro chi presenziava alla riunione del Sunia, sono fuggite al termine del blitz, togliendosi le mascherine bianche.

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