Cronaca locale

Ancora una moschea a Milano, il progetto sugli ex bagni pubblici

Uno stabile in via Padova a Milano potrebbe essere affidato a un'associazione che lo trasformerebbe in una moschea: "Quartiere come un ghetto"

Ancora una moschea a Milano, il progetto sugli ex bagni pubblici

Ancora favoritismi della sinistra a Milano, dove gli ex bagni pubblici di via Esterle molto probabilmente finiranno in gestione a un’associazione islamica che potrà qui insediare la propria moschea. La notizia circolava da tempo in città ma ora c'è la quasi certezza della conversione dell'edificio situato nella zona di via Padova in una struttura religiosa. Quell'area, a connotazione sempre più multietnica, presenta numerosi problemi di sicurezza spesso segnalati dai residenti e la realizzazione di un'altra moschea rischia di contribuire alla ghettizzazione del quartiere.

Questo è quanto sostiene Silvia Sardone, consigliere comunale della Lega a Milano, che con una nota ha informato di quanto accaduto con l'assegnazione degli ex bagni pubblici di via Esterle. "Quasi sicuramente sarà la comunità di via Padova 144, che qui ha organizzato un luogo di culto senza alcun titolo, a ottenere questi spazi. La sinistra sta trasformando il quartiere di via Padova in un ghetto musulmano senza rendersi conto del clima già teso in zona". Sono numerosi i reati segnalati in zona, dove sono tantissime le segnalazioni di spaccio, occupazioni abusive e prostituzione. Con la costruzione di una nuova moschea si va "a soffiare sul fuoco dell’insicurezza percepita e reale da parte dei milanesi che ormai sono minoranza. Mi auguro che il Comune di Milano rinsavisca e blocchi l’assegnazione a un’associazione che da anni prende in giro amministrazioni e cittadini esercitando abusi edilizi".

Nella sua nota, Silvia Sardone si chiede "perché il sindaco e la sua giunta non pensano prima a chiudere le troppe moschee abusive già presenti in città, anziché mettere a bando nuovi spazi e regolarizzare posizioni quanto meno controverse". Gli ex bagni pubblici sono uno spazio ambito dal quartiere, dove poter creare servizi per i residenti.

"Gli ex bagni pubblici, già deturpate da centri sociali e clandestini, avrebbero potuto ospitare servizi per il quartiere piuttosto che una moschea", ha concluso Silvia Sardone.

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