Il caso sembrava archiviato con l'assenza polemica dell'Anpi, la soddisfazione della destra e l'imbarazzo della sinistra di Palazzo Marino. E invece i partigiani riaprono la questione Famedio e il caso Servello: l'iscrizione del deputato del Msi e consigliere comunale nel «Pantheon» dei grandi milanesi non va giù all'associazione nazionale dei partigiani, quella che si presenta come erede del filone comunista della resistenza. L'Anpi il 2 novembre per protesta non ha partecipato alla cerimonia di iscrizione dei 29 nomi al cimitero monumentale. E ora torna a polemizzare: «Cinicamente - spiegano Roberto Cenati, presidente del comitato provinciale Anpi e Leonardo Visco Gilardi, presidente Aned Milano - c'è chi afferma che le parole passano ma l'iscrizione di Servello al Famedio resta». Il riferimento è ai commenti degli esponenti di Fdi che hanno letto negli onori tributati a Servello un riconoscimento alla loro storia politica.
Ma, più ancora che alla destra, Anpi e Aned si rivolgono al sindaco e al presidente del Consiglio comunale, Basilio Rizzo, che ha giustificato la protesta dei partigiani, nonostante sia il principale artefice della decisione presa dalla commissione comunale. «La spiegazione del perché e in virtù di quali meriti sia stato iscritto il nome di Servello tra i cittadini che hanno dato lustro a Milano - attaccano Anpi e Aned - è mancata. Risulta più la conseguenza di una negoziazione consociativa che diventa devastante quando si abbandonano i principi fondativi della nostra democrazia, sanciti dalla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza». Cenati e Gilardi ribadiscono «contrarietà a questo atto» definito «offensivo nei confronti di Milano, città medaglia d'oro della Resistenza, e in contraddizione con la dichiarata sensibilità espressa dall'amministrazione comunale che ha posto, tra le priorità inserite nel suo programma, il valore dell'antifascismo».
Quanto alla tentativo di composizione che Rizzo ha affidato al suo discorso ufficiale al Famedio, Anpi e Aned lo gelano così: «La risposta non ci soddisfa perché elude il nodo del nostro dissenso: il fatto che Franco Servello non ha mai disconosciuto il fascismo. Pur con tutto il rispetto per chi non c'è più, non vediamo coerenza fra il richiamo alla storia e l'iscrizione al Famedio: la equiparazione è purtroppo ormai un dato di fatto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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