Negli anni l'obiettivo di Aperitivo in concerto (in scena la domenica mattina alle 11 al Teatro Manzoni) è quello di scandagliare l'intero universo della musica afroamericana. Anche quello più estremo come accadrà domani con lo show di Anthony Joseph con la sua Spasm Band. Ascolteremo improvvisazione, colori caraibici, afrobeat, free funk in una sarabanda di suoni che unisce Sun Ra e i Parliament, il soul e Fela «Ransom» Kuti insieme alla poesia. Già perché Joseph, nato a Trinidad ma inglese d'adozione, è prima di tutto un poeta e uno scrittore. È considerato uno dei cinquanta scrittori neri e asiatici «che hanno dato il miglior contributo alla letteratura contemporanea britannica» e il suo racconto thriller-futuristico (o afro-psichedelico) The African Origins of Ufo del 2006 è già un libro di culto.
«Il suono non si esaurisce con la musica e la poesia non si esaurisce nella parola», dice sempre Anthony Joseph presentando il suo «jazz selvaggio», che unisce i suoi talenti in uno spettacolo multimediale che racconta impegno sociale e politico, cultura, divertimento intelligente, filosofia, un mondo - come scrive Marco Boscolo - «che è meticciato dell'anima e dell'animo prima ancora che culturale ed etnico».
Si potrebbe definire un Gill Scott-Heron più elettrico e scatenato (con invasioni nei territori del rock) con ardite contaminazioni tra il jazz alla Ornette Coleman e il calypso o la «soca». Una musica senza frontiere fatta apposta per i concerti dal vivo, anche se i tre album finora incisi (Leggo de Lion del 2007; Bird Head Son del 2009; Rubber Orchestras del 2011) sono paricolarmente suggestivi.
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