Cronaca locale

Dopo aragoste e champagne ora risparmiano sui volantini

Anche il politico piange miseria, ovvero la crisi si fa sentire, ora, anche per i candidati alle Regionali in Lombardia. Niente buffet e ricchi catering, niente o quasi tabelloni 6x3, e-mail al posto delle lettere, niente vino ma bottigliette d'acqua e così via. Qualcuno pensa che sia una strategia, e spesso lo è. «Se i cittadini vedono sfarzo e lusso sospettano subito che dietro ci sia qualche malaffare», spiega un veterano delle campagne elettorali. Ma il cittadino, quello che fa fatica ad arrivare a fine mese, non sempre è d'accordo. Martedì sera, all'uscita di un evento promosso da un candidato Pdl al consiglio regionale, qualche ospite non le ha mandate a dire. «Quando devono andare al ristorante spendono i nostri soldi, quando ci invitano e devono mettere mano al loro portafoglio ci regalano bottigliette d'acqua. Ma chi vogliono prendere in giro?». Il riferimento allo scandalo rimborsi al Pirellone è fin troppo evidente. E nel mirino ci finiscono quasi tutti, indipendentemente dal fatto che in quello scandalo siano incappati o meno. Il Pd ha i suoi bei grattacapi. Franca, militante dagli anni Ottanta, è inferocita: «Guadagnano 10 o 20mila euro al mese, si fanno liste nozze coi nostri soldi di contribuenti, e hanno la faccia tosta di chiederci la colletta per la campagna elettorale? Fingersi poveri è un insulto a chi lavora davvero». Per chi invece ha la «fortuna» di non avere parlamentari o consiglieri uscenti è più facile. Vincenzo Agnusdei del M5S parla con orgoglio di collette e volontariato, di gazebo organizzati al freddo, di un fondo comune per evitare disparità tra i candidati. «Per il consiglio regionale partiamo tutti sullo stesso piano e privilegiamo la candidata alla presidenza, è un lavoro collettivo che nasce da entusiasmo e spontaneità». Ma l'indotto di grafici, stampatori e attacchini subisce le conseguenze di questa austerity. «Ci sono candidati che vogliono sconti su tutto e pagamenti rateizzati, dai grandi budget siamo passati a cifre risibili», spiega Alessandro. «E c'è anche chi fa concorrenza sleale proponendo prezzi stracciati per l'affissione dei manifesti proponendo falsi numeri di tabelloni. Poi il risultato che i manifesti finiscono in deposito o in discarica».
Nessuno dei candidati uscenti è disposto a rilasciare commenti. Chi prova per la prima volta l'avventura elettorale è più sereno. Come Roberto Distefano, candidato Pdl al consiglio regionale, che come budget ha il suo stipendio mensile: 1.500 euro. «Pizze con gli amici, volantini fatti in casa e social network, di più non posso proprio. Ma la politica non può essere ad appannaggio di chi hai i soldi o di chi finge di non averne».

Beata gioventù.

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