Sono 2692 i migranti che arriveranno nel Milanese e 5mila fino al 31 dicembre 2018. Suddivisi in 708 nell'Alto milanese, 597 nel Magentino e Abbiatense, 654 nei comuni del Sud Ovest, 477 nella zona omogenea di Sud Est 1052 tra i comuni dell'Adda Martesana 864 a Nord Ovest e 730 a Nord Milano. Settantasei i sindaci che ieri mattina hanno sottoscritto il Protocollo del prefetto Luciana Lamorgese «per un'accoglienza equilibrata, sostenibile e diffusa dei richiedenti la protezione internazionale».
In pratica i comuni che aderiscono vedranno dimezzata la quota di migranti da accogliere stabilita da Anci e governo, avranno la facoltà di individuare edifici e quartieri più adatti per ospitarli e riceveranno un bonus economico da spendere in opere pubbliche. La Prefettura farà da stazione appaltante, enti e associazioni potranno partecipare al bando per gestire l'accoglienza. Chi non firma? Dovrà comunque accogliere tutti i richiedenti asilo inviati dal governo, mentre palazzo Diotti avrà la facoltà di sequestrare caserme e immobili demaniali per l'ospitalità. Sorridente e soddisfatta il prefetto Luciana Lamorgese ha spiegato la logica del patto di cui si è fatta promotrice e parte attiva: «Il nostro intento è certamente ampliare l'accoglienza e intensificare i rapporti con gli enti locali».
«Un'alleanza strategica tra istituzioni e territorio» per dirla con le parole del ministro dell'Interno Marco Minniti presente alla firma «basata sui cardini di accoglienza, integrazione e sicurezza». Così se hanno aderito solo 76 comuni su 134 «da Milano parte un messaggio potente a tutta l'Italia»: «L'accoglienza per piccoli numeri diffusa sul territorio è la chiave di volta. È la base per la sicurezza nazionale di oggi e di domani. Abbiamo raggiunto un obiettivo che sembrava impossibile» sostiene Minniti. Nessuna paura se mancano tante firme all'appello: «Qualcuno non ha firmato e si è inquietato ma le inquietudini passano, e il tavolo per la firma rimane sempre aperto. Se c'è più festa in cielo per la pecorella smarrita, volete che non ci sia più festa per chi firma dopo?»
Così mentre a Palazzo Diotti i sindaci schierati inneggiano al senso di responsabilità, all'esterno gli amministratori del Carroccio protestano. «È chiaro che i sindaci la possono vedere anche in maniera differente dal punto di vista politico, ma un sindaco non può girarsi dall'altra parte sperando che i problemi si risolvano - l'affondo del sindaco Beppe Sala -. E lo dico ai sindaci che non sono con noi. Noi faremo la nostra parte anche per qualcun altro, ma semplicemente non è giusto».
«Gli altri sindaci - attacca il primo cittadino di Rho Pietro Romani - hanno detto che ci dobbiamo vergognare di firmare, invece sono loro che hanno abdicato al loro ruolo di sindaco scaricando parte del problema sui colleghi». Per la collega di Inveruno Sara Bertinelli «vedere la collaborazione di così tanti sindaci a questo progetto che sembrava irrealizzabile è motivo di orgoglio».
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