Cronaca locale

Baby gang terrorizzava pendolari, 7 arresti

Coltelli alla mano, per mesi hanno messo a segno diverse rapine ai danni dei pendolari dei treni lombardi. Adesso questa piccola ma temibile baby gang dei treni, o almeno una sua consistente parte, è stata sgominata.

Cinque marocchini e due italiani - tra cui una ragazza -, tutti minorenni, sono stati arrestati all'alba di ieri mattina dai carabinieri della compagnia di Desio nell'operazione «Train's Gang»: rapina aggravata, lesioni personali e porto abusivo di armi da taglio sono le accuse contenute nelle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip di Monza nei loro confronti.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i giovani membri della banda operavano soprattutto sulla tratta Albairate-Saronno dei treni regionali e nei dintorni della stazione ferroviaria di Ceriano-Laghetto, divenuta il terrore di molti passeggeri. Tanto che era stata proprio Trenord a invocare l'aiuto dei carabinieri.

Le rapine - dieci quelle accertate - sarebbero state messe a segno tutte nel corso di quest'anno, nell'arco di tempo tra febbraio e aprile, ai danni di pendolari o di chi aveva la sfortuna di trovarsi seduto in uno scompartimento vuoto, senza testimoni, o a passare in una di quelle stazioni in un momento in cui era poco affollata.

Armati di coltelli - persino un machete -, ma anche con cocci di bottiglia o a pugni, costringevano la vittima di turno a cedere loro il portafogli, il cellulare e i gioielli. Si accontentavano anche di colpi da poche banconote, rapine non consistenti: tutto il ricavato veniva poi usato per andare a comprare della droga nel vicino parco delle Groane. Serviva, insomma, solo per soddisfare una dipendenza.

In un caso avevano anche aggredito due ragazzi che avevano cercato di opporre resistenza: li avevano picchiati e spediti all'ospedale, con ferite giudicate guaribili tra i sette e i dieci giorni.

I componenti della banda, tutti under 18, sono stati tutti trasferiti nel carcere minorile.

Gli inquirenti vanno avanti nelle indagini, anche per capire se ci siano altri membri che fanno parte di quello che gli inquirenti non hanno esitato a definire un «sodalizio criminale» rimasti, per ora, liberi.

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