Viviana Beccalossi, oggi consigliera regionale, già vicepresidente della Regione, da sempre di destra, che cosa ha pensato vedendo le immagini del giuramento del governo?
«Ha prevalso l'emozione nel vedere una donna, di destra, con le mie stesse radici politiche, giurare da capo del governo. Per chi viene da quella storia è stata una giornata carica di significati».
La sua strada però si è allontanata da FdI, ormai quattro anni fa.
«Una scelta dolorosa quanto obbligata, per una posizione che ho preso sul referendum per l'autonomia. Quella scelta, con altre, mi aveva portato a un allontanamento dalla linea nazionale del partito e per coerenza ho fatto un passo indietro. Dico coerenza perché quella posizione l'avevamo sempre sposata fin dai tempi di An quando si firmò la proposta Lombardia a statuto speciale».
Sono 5 anni dal referendum sull'autonomia.
«E io spero che si possa riprendere in mano quella proposta di autonomia. So che non è la priorità del governo in questo momento, fra guerra, crisi, caro bollette eccetera. Ma mi auguro che, una volta affrontate seriamente queste questioni, si possa mettere in agenda anche una riforma della Costituzione in senso presidenzialista, idea che c'è sempre stata nella destra italiana, insieme al federalismo».
Negli Usa stanno insieme.
«Sì e ho letto esponenti di FdI secondo i quali possono camminare insieme. Vedo che ci sono sei ministri lombardi, e ricordo che 5 milioni di lombardi e veneti hanno votato. Io penso ancora che dare competenze e risorse al territorio aumenti l'efficienza e diminuisca gli sprechi».
La Regione può fare ancora qualcosa?
«Può fare da stimolo, portare avanti questa battaglia con più decisione. Il quadro delle priorità fa paura, ma le Regioni negli anni scorsi hanno avuto qualche timore, legato anche alle varie maggioranze».
Le elezioni sono vicine. Lei sarà in campo?
«Non ho ancora deciso cosa farò da grande. Ci sono tanti modi di fare politica. Non è escluso che io la segua da esterna, come invece potrei continuare a farla direttamente. Una cosa posso dirla: ho dato molto, e ho avuto moltissimo. Sono stata vicepresidente del Consiglio, vicepresidente della Giunta a 29 anni, per 8 anni e mezzo, poi deputata molto giovane. Vedremo».
Lei che è stata vicepresidente, cosa ne pensa di questo dualismo creatosi fra Letizia Moratti e il presidente Attilio Fontana?
«Lo trovo imbarazzante, soprattutto per il presidente che si trova una vice che a freddo, un venerdì pomeriggio, annuncia a una radio che vuole candidarsi. Io ho detto subito che bisognava fare chiarezza e ancora non è stata fatta. È imbarazzante per lui e sconveniente per lei. Viene il dubbio che non stia remando nella stessa direzione, quella del centrodestra. Quando è stata chiamata, sapeva che maglia avrebbe portato».
Come finirà?
«Gli scenari sono molteplici. Il candidato potrebbe essere Fontana, o magari lei, o potrebbero esserlo entrambi. Questa situazione impone chiarezza e siamo in zona Cesarini. Prima si era detto poche settimane, poi dopo il voto, poi dopo il governo. Ora mi auguro che si decida, che i partiti decidano insieme».
Lei ha detto che se avesse fatto una cosa simile con Formigoni presidente...
«Il giorno stesso mi avrebbe fatto recapitare gli scatoloni a casa, come gesto di riguardo perché sono una donna».
Che giudizio dà dell'operato di Fontana?
«Positivo, considerato che ha vissuto la drammatica esperienza della pandemia che ha portato la Lombardia sotto occhi di tutti, con scelte seguite da altri Paesi o Regioni. Ha lavorato molto bene in condizioni difficili. Non dimentico che è stato chiuso nel Palazzo, a decidere cosa fare senza un riferimento nazionale, col governo Conte che annaspava e certo non era vicino. Conte mise piede in Lombardia nel cuore della notte. Arrivò a Brescia a mezzanotte. Io non dimentico quei momenti, ci siamo sentiti davvero abbandonati».
Lei fa parte del gruppo misto ma è fra i consiglieri più «di centrodestra».
«Ho la fortuna di poter parlare liberamente, senza particolari vincoli. Posso dire che Fontana non merita un trattamento come quello che sta subendo.
Alla sua vice riconosco delle capacità manageriali, ma ricordo che aveva spiegato di accettare l'incarico per spirito di servizio, in seguito ha fatto sapere che le era stata promessa la candidatura. Delle due l'una, insomma. Le ambizioni sono legittime ma basta con certi giochini. Fontana vuole ricandidarsi. Io mi auguro che ci sia un'ufficializzazione definitiva e che si possa partire quanto prima».
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