«Basta sconti alla buvette» Debutta lo stile-Cattaneo

«Basta sconti alla buvette»  Debutta lo stile-Cattaneo

Venticinque pagine e una quindicina di citazioni che sono andate da papi come Paolo VI per cui la politica è «la più alta forma di carità» e Francesco («Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio»), a politici come Alcide De Gasperi («politica vuol dire realizzare») e Jacques Delors. Poi scrittori come Antoine de Saint-Exupéry che chiede di «insegnare la nostalgia per il mare vasto e infinito», il presidente Giorgio Napoltano («Quel che rischia di perdersi è proprio il senso del bene comune»), sant'Ambrogio («La prima qualità di chi governa è la giustizia»). E forse in omaggio al governatore leghista Roberto Maroni, anche il lombardo Carlo Cattaneo, ripreso dove parla della cLombardia come terra dove «far prova di qualche novella semente». C'è anche tanto federalismo (e macroregione) rintracciato nella Costituzione da Raffaele Cattaneo, eletto ieri presidente del consiglio regionale e che per il suo insediamento più che in un discorso si è avventurato in una lectio magistralis. Dottissima, ma che rischia di restare negli annali del Pirellone soprattutto per quella richiesta fatta a consiglieri e assessori di pagare il giusto per caffè e brioches alla bouvette. «Sono certo che tutti noi troviamo poco conveniente che in un momento come questo si paghi un prezzo agevolato».
Ex assessore alle Infrastrutture, formigoniano di ferro, Cattaneo è nato a Saronno cinquant'anni fa. Vive a Varese con la moglie Camilla e i figli Jacopo, Letizia e Luca. Vicepresidente della Fondazione Patrizia Nidoli che si occupa di adozioni internazionali, scopre la passione per la politica da universitario nei Cattolici popolari. Laurea in Economia e commercio alla Cattolica, lavora alla Camera di commercio prima come capo di gabinetto del presidente Piero Bassetti, poi come dirigente. Dal 1990 al 1995 assessore al Bilancio per la Dc a Induno Olona (in provincia di Varese), passa poi alla corte di Formigoni in Regione. «Qualche ombra deve essere debellata», ha detto ieri coraggiosamente dopo aver citato come «grandi maestri di vita e di politica» proprio Bassetti e Formigoni. Perché «questo Consiglio è assurto recentemente agli onori delle cronache più per fatti non commendevoli che per la propria attività legislativa e di buon governo». Fra gli obiettivi, allora, «il primo è sicuramente ridare dignità alla politica». Questo perché oggi troppo spesso «la politica sembra coincidere proprio con le angherie del potere». E l'antidoto a cui ispirare l'azione sono la sobrietà, l'ascolto e i risultati. Poi il «no chiaro a tutte le forme di illegalità» e la proposta di istituire una Commissione speciale antimafia. Ma anche il rilancio del ruolo politico del consiglio, con il richiamo a Bassetti che già nel 1970 da presidente parlava di «un federalismo che si propone come unica vera via alle riforme». Di qui l'appello alla sussidiarietà e alla necessità di «riequilibrare i ruoli di giunta e consiglio».

Tra le prime leggi da approvare, il recepimento del decreto sui costi della politica e quella «che superi il blocco di tutte le attività edilizie e urbanistiche per i Comuni che non hanno ancora approvato il Pgt». E per chiudere sant'Ambrogio e un ecumenico «impariamo a farci amare per la giustizia e l'utilità del nostro operato».

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