Cronaca locale

Batosta in Garibaldi, stop ai dehor dalle 24

Sala firma la stretta dopo la sentenza del Tar. Vietato anche l'asporto dalle 22, ricorsi pronti

Batosta in Garibaldi, stop ai dehor dalle 24

Una batosta per i locali che vedevano finalmente la luce in fondo al tunnel dopo un anno e mezzo tra lockdown, zona rossa, coprifuoco. L'area di corso Garibaldi e largo la Foppa, crocevia della movida, deve rassegnarsi a restrizioni pesanti e senza scadenza. Il sindaco Beppe Sala ha firmato l'ordinanza (pubblicata ieri sull'albo pretorio e in vigore quindi tra due settimane) che fissa alle ore 22 il divieto di asporto di cibo e bevande nel tratto di corso Garibaldi compreso tra via Moscova e via Marsala e in largo La Foppa, nel mirino quindi finiscono (tra gli altri) punti di ritrovo storici come il Radetzky Cafè, Princi o Chinese Box che attira centinaia di giovani ogni sera. Il divieto di somministrazione per asporto varrà ìper gli alimenti sia per qualunque tipo di bevanda, sia alcolica che analcolica, e sarà in vigore per tutta la settimana dalle 22 alle sei del giorno successivo. Non solo. A questo si aggiunge il divieto di usare il dehor per qualunque tipo di attività dalla mezzanotte alle sei, tutti i giorni.

La stretta era ormai nell'aria, ma suona tristemente ironico ai titolari che mentre altre zone della movida come l'Arco della Pace, Darsena o i Navigli si preparano a dare l'addio al coprifuoco in zona bianca dal 14 giugno, i bar a due passi da corso Como si troveranno a fare un balzo potente all'indietro, e soprattutto non si tratta di un'ordinanza contingibile e urgente di trenta giorni, non c'è sata di fine.

Il Tar a metà maggio aveva accolto il ricorso degli inquilini del condominio di corso Garibaldi 104 che da anni denunciano l'inquinamento acustico provocato dalla movida sotto casa. Il Comune aveva cercato un compromesso dopo una prima sentenza sfavorevole del 2020 fissando lo scorso novembre a mezzanotte lo stop ai dehors e all'asporto di bevande alcoliche nelle notti tra venerdì e sabato e tra sabato e domenica, una misura che per via del coprifuoco non è mai stata di fatto testata. Ma i residenti l'hanno comunque impugnata giudicandola troppo morbido, e i giudici hanno imposto di rafforzare i divieti, se Beppe Sala non avesse provveduto entro 15 giorni sarebbe toccato al prefetto. Nella nuova ordinanza si fa riferimento alla necessità di «dover assicurare la convivenza tra le funzioni residenziali e le attività degli esercizi commerciali» e - prevedendo che le proteste si fermeranno qui - alla tutela delle attività di impresa in questa fase di graduale ripresa economica».

Confcommercio è praticamente certa che i locali della zona impugneranno l'ordinanza e vede il rischio che possa diventare un precedente in altre zone della movida, preoccupa «soprattutto lo stop ai dehor a partire dalla mezzanotte». La stretta dopo la sentenza del Tar «era attesa, se non fosse intervenuto il sindaco lo avrebbe fatto il prefetto - premette il consigliere dell'associazione dei commercianti Luca Squeri - ma è scontato che verrà impugnata, è troppo penalizzante per le attività. Vanno trovate soluzioni condivise tra esercenti e comitati qui come in altre zone di movida per prevenire altre battaglie giudiziarie». Preoccupa poi «che non ci sia una scadenza». Avverte che alle 24 «rischia di crearsi ancora più caos, avremo centinaia di persone che si alzeranno contemporanemente e d'estate non andranno certamente a casa, si concentreranno in corso Como o Brera o resteranno comunque all'aperto in zona Garibaldi. Già oggi è un luogo di ritrovo a prescindere dai locali, l'inquinamento acustico viene imputato ai bar ma moltissimi non consumano nemmeno, acquistano birre al supermercato o le portano da casa». Dopo un anno e mezzo di pandemia e restrizioni «una misura del genere è una batosta». Anche l'asporto nella versione precedente «colpiva solo gli alcolici, ora si estende a tutti i cibi e bevande e per tutta la settimana.

Si poteva iniziare con questa stretta e salvare per il momento i dehor, le due misure insieme sono insostenibili».

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