Blitz in Statale, occupato il senato accademico

Hanno tentato di entrare nel rettorato e quando si sono visti chiudere la porta in faccia, hanno tentato di abbattere il grande portone di legno. Non ci sono riusciti, ma hanno comunque impedito che si svolgesse il senato accademico. Ad inscenare l’agitazione contro il massimo organo universitario che ieri avrebbe dovuto riunirsi è stato un manipolo di studenti di estrema sinistra. Erano circa una quarantina ieri alle 15 quando urlanti e minacciosi si sono presentati in rettorato chiedendo di voler parlare con Enrico Decleva, che però non li ha ricevuti.
Ma loro si sono piazzati davanti a tutte le entrate impedendo che si svolgesse il senato. La manifestazione è nata per protestare contro la commissione che dovrà decidere delle sanzioni disciplinari da comminare a cinque studenti dell'Onda anomala. Lo scorso 11 giugno, nonostante il parere contrario dell’università, avevano messo in scena all’interno del cortile del Filerete il «The Cleva Cup», un torneo di calcio, ma soprattutto di sfottò contro il rettore.
L’università aveva identificato alcuni dei partecipanti e deciso di procedere a sanzione disciplinare. «All’ordine del giorno non c’era neppure la questione delle sanzioni disciplinari - spiega Carlo Armeni eletto in senato accademico nelle liste di Azione universitaria -. Siamo amareggiati per quello che è successo. Quel che è peggio è che un manipolo di persone riesca a fermare attività che riguardano 60 mila studenti». Così al grido di «l'università non è un tribunale» il gruppo dei centri sociali è passato ai fatti. Secondo la delibera firmata dal rettore nello scorso aprile atti di violenza o soprusi verranno trattati alla stessa stregua di una falsificazione del libretto di esami: gli studenti rischiano addirittura l’espulsione dall’università o più verosimilmente (dipenderà da caso a caso) la sospensione dagli studi fino a un anno. È la prima volta che la Statale applica la delibera.
E loro non ci stanno: «Non riconosciamo questa commissione e non accetteremo nessuna delle deliberazioni che da essa usciranno - hanno scritto nel loro sito Agitazione.it -. I professori non sono giudici né tantomeno poliziotti. Non accettiamo che nell’università avvengano processi polizieschi. Se un professore ci deve giudicare che avvenga in sede d’esame». E ancora: «La volontà di fare una parodia di un processo penale dentro l’università è a dir poco patetica. Vediamo una certa debolezza in questa operazione, che cerca da un lato di ridare credibilità al volto autoritario del rettore sbeffeggiato davanti a tutta la facoltà e dall’altro di dissuadere eventuali altri studenti dall’organizzarsi per lottare al di fuori delle logiche burocratiche».

Che qualcosa nelle galassie degli studenti aderenti ai centri sociali si stesse muovendo era arrivato anche all’orecchio della polizia. Ieri in Statale era presente la Digos in borghese. È possibile che altri studenti vengano identificati.

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