Garantisce che non si può «aspettare in eterno» e contesta i partiti di opposizione che praticano la politica del «mandare sempre avanti una palla. Prima hanno voluto una legge regionale, ora chiedono quella nazionale, poi invocheranno l'Europa?». Diciamo pure che al sindaco la legge Maroni che ha imposto regole urbanistiche stringenti ai Comuni prima di poter destinare nuove aree della città a luoghi di culto ha fatto un gran comodo. Intanto ha potuto azzerare il pasticciato bando lanciato dall'ex sindaco Pisapia che ha prodotto una marea di ricorsi tra le comunità islamiche (e cause contro il Comune). Ora permette a Beppe Sala di allungare ancora i tempi su un tema che non è popolarissimo tra i milanesi nell'attuale clima internazionale: «Prima di poter edificare una moschea - ha ammesso ieri - passeranno almeno due anni». L'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran ha ammesso che solo per dotare il Piano di governo del territorio di un documento specifico sulle «attrezzature religiose», come impone la Regione, «arriveremo alla fine del 2017». Fatto il piano, il Comune dovrà lanciare eventualmente i bandi per la concessione di aree pubbliche - campa cavallo - o autorizzare l'iter su spazi privati, in questo caso i tempi potrebbero essere un pò più rapidi («sarebbe preferibile» ammette). Non se ne parla comunque prima del 2018. Il sindaco ha ribadito ieri che più di una grande moschea sul modello dell'ex Palasharp come avevano proposto l'ex sindaco e l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, pensa a 3-4 «luoghi di media grandezza». L'ex dirigente Pd Maryan Ismail, antopologa musulmana, ieri ha partecipato ad una conferenza stampa con i capigruppo del centrodestra avvertendo che «la comunità somala e marocchina si sentono escluse dal dialogo con le istituzioni milanesi sul tema dei luoghi di culto, c sentiamo vittime di islamofobia istituzionale, il Comune invita agli incontri solo l'Islam radicale che fa riferimento al Caim». Sala respinge al mittente le accuse e sostiene che la giunta «sta cercando di ascoltare un pò tutti». Ma raccoglie gli input che arrivano dall'ex sfidante Stefano Parisi e dai capigruppo di Milano Popolare (Matteo Forte e Manfredi Palmeri) e di Forza Italia, Gianluca Comazzi su «sermoni in italiano e tracciabilità dei finanziamenti delle moschee», anche se parla genericamente di «confronto con la Farnesina» su questi temi. Parisi invece parla chiaro: «Serve una legge nazionale, sta andando in questa direzione anche la Francia dopo gli attacchi terroristici». Il tema moschea «non è una questione di tipo urbanistico, nessuno nega la libertà di culto ma con onesta intellettuale guardando il problema negli occhi: oggi esiste il rischio di un Islam politico che uccide in Europa, se pensiamo di risolvere tutto con regole. urbanistiche esponiamo Milano ad un rischio altissimo». Il centrodestra ha chiesto ancheun censimento sui luoghi di culto abusivi e una task force anti-radicalizzazione, che aiuti gli assistenti sociali a captare i rischi di proselitismo in scuole, carceri, quartieri popolari. Sumaya Abdel Qader, consigliera islamica del Pd ed esponete del Caim, accusa l'opposizione di «disinformazioni fuorvianti, c'è un ritardo imperdonabile nella costruzione dei luoghi di culto e ci si nasconde dietro le scuse della sicurezza, del fondamentalismo, dei fondi di cui non si sa la provenienza.
Su questo chiedo all'opposizione di portare le prove, l'ordine del giorno che ha presentato sa di persecuzione». Votato l'odg presentato dal Pd per chiedere «un iter spedito» una volta chiuso (il 2 novembre) il bando rivolto a tutti i culti per segnalare aree di interesse per luoghi di preghiera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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