Da Brebemi all'autodromo Maroni e Lupi ai ferri corti

Il governatore vuole rilanciare autostrada e Formula 1 Il ministro piange miseria: «Non ci sono soldi pubblici»

I due volti dei trasporti lombardi si chiamano Roberto Maroni e Maurizio Lupi. E sono piuttosto accigliati benché sia Natale. Il primo di mestiere fa il governatore, il secondo invece fa il ministro. Ma tra loro non corre buon sangue. Ad avvelenarne i giorni sono due spine, ben piantate dove fa più male. Una è la Brebemi. L'altra è l'autodromo di Monza. E nel capoluogo brianzolo, in occasione dell'inaugurazione della Triennale design museum a Villa Reale, si è consumato lo scontro.

La nuova autostrada è un fallimento. Poco reclamizzata. Ancor meno frequentata. Bambole, non c'è una lira. Pardon, un euro. È il grido di dolore che giunge da Roma. Niente soldi pubblici, insomma, per far quadrare conti che non quadrano mai. «C'è un confronto aperto con Brebemi, Regione e governo, ma non abbiamo ancora preso una decisione» sentenzia austero Lupi, costretto a incassare la pepata replica del governatore. «Si tratta di capire se quest'opera deve rimanere o deve chiudere. E se il sistema di project financing, dove è coinvolta la cassa depositi e prestiti, ha un futuro in Italia o no».

Maroni ha idee chiarissime: «Se l'esecutivo deciderà di intervenire, noi ci siamo. Altrimenti si assumerà la responsabilità delle conseguenze». Come a dire che, in caso di flop, vietato bussare al Pirellone. Che la Brebemi chiuda, in realtà ci credono in pochi anche se per imboccarla serve una bussola. E, una volta «in pista», l'insidia non sono gli autovelox quanto i ragazzi che giocano a pallone sulle tre corsie deserte, visto che non passa mai nessuno.

I veleni non finiscono qui. Ora che le Ferrari non corrono più, vola soltanto un sogno. Perché se l'economia langue. Se gli ex bolidi di Maranello arrancano sbuffanti dietro bolidi veri. Se il Gran premio d'Italia non è più un affare neanche per Ecclestone. Ebbene... Il miraggio di salvare l'autodromo è l'unico desiderio che abbia ancora ali. E ne avrà per un paio d'anni. Perché se le prossime due edizioni sono garantite, non altrettanto si può dire delle successive. Il contratto scade a fine 2016, ma Maroni è già in pole position.

La Regione è pronta a entrare nella proprietà del parco di Villa Reale «per garantire la messa a norma delle strutture e lo svolgimento del gran premio anche dopo il 2016». Il problema riguarda le tasse. La proprietà è indivisa fra i Comuni di Monza e Milano. Il Pirellone, per entrare, dovrebbe versare una quota su cui graverebbe un carico fiscale di una ventina di milioni. E torna in ballo Lupi.

Maroni ha lanciato l'appello affinché la legge di stabilità conceda la «neutralizzazione fiscale» dell'operazione che andrebbe a vantaggio di tutti perché il Gp sarebbe salvo. In sostanza dovrebbe accadere quanto avvenuto nella transazione delle quote della Serravalle. Lupi scaldi i motori. Se vuole.

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