Cronaca locale

A Brera pure chef La Mantia "Piatti ispirati ai capolavori"

Il direttore della Pinacoteca presenta il ristorante del nuovo Caffè: «Basta musei dove si mangia male»

A Brera pure chef La Mantia "Piatti ispirati ai capolavori"

«E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia...» era la memorabile frase di un cult movie del regista britannico Ridley Scott. Speriamo di non doverle presto rievocare con un altro britannico eccellente, il direttore della Pinacoteca di Brera James Bradburne, riguardando le foto che lo ritraggono accanto agli sponsor del Gruppo Fabbro e allo chef-star Filippo La Mantia durante l'inaugurazione del primo ristorante mai nato tra quelle vetuste mura. Speriamo di no, ma potrebbe accadere qualora riuscisse la scellerata manovra del ministro della Cultura Alberto Bonisoli di riportare indietro le lancette della Storia revocando la risicata autonomia di musei come Brera; ovvero l'unica riforma che in questi anni ha portato una ventata di modernità e sviluppo, con cda in grado di attirare sponsor, appunto, e mettere a punto quei progetti e servizi aggiuntivi che rendono accattivanti i musei contemporanei. Uno questi progetti è il ristorante battezzato ieri nel Caffè Fernanda, ultima creatura della gestione Bradburne che in poco più di tre anni ha totalmente riallestito le 38 sale della Pinacoteca. Un progetto, quello dell'elegante bistrot dedicato a Fernanda Wittgens (prima direttrice del museo) reso possibile anche grazie alla collaborazione con il Gruppo Fabbro - leader in Italia nella ristorazione collettiva - e con il rinomato chef palermitano che ha dettato la linea di cucina affidandone le redini alla pupilla Angela Adamo. «Ma se oggi siamo qui - ha detto Bradburne - a celebrare l'unione tra la bellezza, l'accoglienza e la qualità del cibo, è solo grazie alla piccola finestra aperta da una riforma che ha permesso il primo riallestimento della Pinacoteca dopo 40 anni. Anche questo ristorante fa parte di quella che è stata la mia missione fin dall'inizio: restituire questo museo ai cittadini così come era nella visione di Franco Russoli, altro grande direttore caduto nell'oblio».

Non solo un ristorante - precisa Bradburne - ma un tassello importante all'interno di un progetto totale che ha finalmente dotato il museo di servizi moderni, non ultimi quelli di didattica rivolti le famiglie.

L'ingaggio di un cuoco rinomato come La Mantia non è casuale, perchè anche l'offerta gastronomica di alta qualità è una sfida con cui Bradburne ha voluto sfatare la deprimente tradizione del cibo nei musei italiani. All'alta qualità, garantita anche dalla stagionalità dei prodotti forniti dalla cooperativa agricola Agrivis, si aggiunge la creatività di un menù che prevede ricette dedicate ad alcuni grandi capolavori di Brera.

Una tra queste si chiama Il Gusto di un quadro, piatto che si ispira ad un particolare della Pala Montefeltro di Piero della Francesca: ovvero l'uovo di struzzo che pende dalla semicupola del catino absidale a forma di conchiglia, reinventato da La Mantia con un uovo in camicia sorretto da una cialda di pasta sfoglia a forma di conchiglia su letto di bietole e salsa al lemongrass.

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