Piera Anna Franini
Una squadra a stelle e strisce alla Scala per un'opera folk, dunque legata al territorio dove è stata concepita, gli States. Perché è lì che è nata Porgy and Bess, titolo di Gershwin che a Milano s'è visto assai poco, l'ultima volta 20 anni fa. Torna da sabato con un cast formidabile e il direttore della New York Philharmonic Alan Gilbert nella buca d'orchestra. Sarà in forma semisferica con la regia di Philipp Harnoncourt, il figlio di Nikolaus, scomparso lo scorso marzo. E proprio il nome Nikolaus Harnoncourt aveva spinto la Scala a riappropriarsi di questo titolo, «una volta arrivato alla Scala, chiesi subito a Nikolaus di dirigere a MIlano. Lui mi disse che lo avrebbe fatto per un titolo che aveva da tanto in testa. Era chiaro che si trattava di Porgy and Bess» spiega Alexander Pereira. Siamo nell'America degli anni della Grande Depressione. È il figlio Philipp a spiegare che uno zio era emigrato Oltreoceano e lì era entrato nel circolo intellettuale di New York, anche da protagonista con tanto di ingresso - per esempio - nel board del Moma. E così, nella casa austriaca degli Harnoncourt iniziarono ad arrivare spartiti musicali dall'America, e tra essi anche quello di Porgy and Bess. Il grande maestro è scomparso mesi fa, ma non il progetto dell'opera che tanto voleva ed è ora passato in ottime mani. Quelle del newyorchese Gilbert, al suo debutto di titolo. «Ho eseguito tanti brani tratti da questa opera, ma mai per intero». La vicenda è ambientata nella Carolina del Sud, a Charleston che vedremo - assieme ad altre immagini - proiettata sul fondale del palco. Bess è la Fanciulla del South, ma a differenza di quella del West pucciniana vive una vita dannata, trova in Porgy un'ancora di salvezza, ma finirà per cedere a Sportin Life, ridente spacciatore e seduttore. Un «luciferino» per dirla con le parole di Chauncey Packer, che lo interpreterà. Le vicende si consumano in una comunità di colore, gli stessi cantanti alla Scala sono perlopiù afroamericani. Gilbert sottolinea però che «Porgy and Bess non è un'opera americana o un'opera nera. È solo una grande opera». Gershwin aveva pensato a un Wozzeck a stelle e strisce. E di fatto il linguaggio cui attinge a piene mani è proprio quello delle avanguardie novecentesche. Sarà Kristin Lewis (vista alla Scala in Aida e Trovatore) a dare voce e corpo a Bess, «un personaggio sfaccettato, complesso, nato e cresciuto in un ambiente violento».
Porgy è un po' il Rigoletto di quest'opera, è un mendicante storpio, non certo il classico «re, sacerdote, padre, ovvero quelle figure autoritarie che mi trovo ad affrontare dal momento che sono un basso» spiega Morris Robinson. Robinson è un gigante dal vocione impressionante, anche quando parla. E spiega una sua fragilità, utile per entrare nel personaggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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