Buche, rattoppi, binari morti: la "gimkana" tra casa e lavoro

Cronaca di una pedalata (a rischio) tra Linate e centro. Almeno trenta voragini pericolose e tombini trappola

Buche, rattoppi, binari morti: la "gimkana" tra casa e lavoro

Milano è una città che pedala, in tutti i sensi. E a parole la giunta comunale promuove l'uso delle due ruote, a partire dal fatto che Area C scoraggia le 4. Però dalla teoria alla pratica c'è di mezzo... l'asfalto. Questo che state per leggere non è un reportage. Piuttosto la cronaca di una pedalata qualunque. Da casa a ufficio con, se dio vuole, ritorno e benedizione degli dei della mancata emissione di polveri sottili. Il percorso attraversa, per destino e domicilio, un certo numero di strade a grande scorrimento. L'asse aeroporto di Linate-centro per intenderci, un asse che qualche importanza viabilistica l'ha. Lo scrivente/pedalante parte prudente e appena può infila la ciclabile di via Mecenate. Un chilometro tranquillo e senza macchine quasi. Non male come inizio anche se per qualche inspiegabile motivo la ciclabile è realizzata a mattoncini che garantiscono una vibrazione continua.

Ma niente di grave si intenda. In piazza Ovidio però la ciclabile finisce e si viene proiettati in una strada a veloce scorrimento, via Marco Bruto. Andrebbe tutto bene se non si non ci fossero a bordo strada una serie di buchi... Non sono enormi (profondità 8 centimetri massima), però abbastanza da farvi traballare alquanto e di fianco le macchine passano ad almeno 50 chilometri all'ora. La situazione peggiora arrivando in via Repetti. Vicino alla curva ci sono delle belle buche, in una si riesce a infilare tranquillamente un metro rigido da muratori per calcolare che è lunga 40 centimetri. C'è anche un tombino che si sta chiaramente sfondando verso viale Forlanini però per fortuna il pedalante gira verso il centro.

A questo punto dirigendovi verso l'interno della città potreste sentirvi più tranquilli. Certo sono viali a largo scorrimento - largo Rodari, viale Corsica - ma insomma, asfalto e tombini qui dovrebbero essere a posto (pioggia permettendo perché se no sotto i ponti della ferrovia val la pena buttare la bici e noleggiare il canotto). Invece Largo Rodari vi regala un tombino semi sfondato... Se tirate dritto sino all'incrocio Colbe-Corsica vi accorgete che nel mezzo c'è un piccolo tombino che proprio è precipitato diversi centimetri sotto il piano stradale. Di lato però è meglio non tenersi c'è proprio una trincea, per di più piena di foglie secche. Meglio forse allora puntare più a nord sulla direttrice viale Argonne-piazza San Babila. Lì c'è un pezzo di ciclabile (interrotta per i lavori del metro ma c'è). Fate attenzione ai tombini angolo Illirico-Argonne si otturavano sempre. Poi hanno ceduto. Poi li hanno rattopati. Poi hanno rattopato la toppa. Ora c'è una depressione, il tombino e una collinetta, le toppe. A questo punto tenetevi sulla ciclabile, costi quel che costi. Rimbalzate al ritmo buco, radice, tombino, radice, ma non ci sono macchine. Viale Argonne tra le auto no, a un certo punto c'è una buca più grande delle altre. Infilando il metro rigido si misura una lunghezza di 80 centimetri, e dieci di profondità. Con questa andate giù. Non ci provate. Poi c'è anche un'altra buca bellissima all'altezza di largo Fusina. Più che una buca è uno scavo, da sotto compaiono del cemento bianco e delle vecchie rotaie. Qualcuno invece di levarle ha asfaltato sopra. E loro così, ciclicamente, rispuntano...

Con la ciclabile a «singhiozzo» arrivate a piazza Risorgimento. Di nuovo se scendete in strada prima, tipo in corso Indipendenza, si fa dura. Non sono proprio buche. Lì l'asfalto è come se avesse le rughe, va in pezzi ovunque, non è facile nemmeno in moto. Invece in corso Concordia si finisce sul pavè. Si dice che il pavè fa atmosfera. Sarà, pero in mezzo al pavè ci sono dei rugginosi binari fantasma. Persino gli abitanti della zona non sanno dirti da quando sono lì inutilizzati. Qualcuno dice dagli anni '80 qualcuno retrodata agli anni '90. Di sicuro l'ultimo tratto, un moncone curvo in mezzo a piazza del Tricolore cercherà di mandarvi a terra.

Ecco, però dopo piazza del Tricolore siete proprio in centro centro e dovrebbe cambiare la qualità dell'asfalto. È ingiusto, ma quasi in ogni città del mondo il centro è tenuto meglio della periferia. A Milano no, siamo ecumenici. Sì, è vero, in corso Monforte dove ci sono il palazzo della Città Metropolitana e Prefettura l'asfalto è nuovo nuovo. Però all'incrocio con via Donizetti in mezzo all'asfalto, liscio liscio, c'è il solito tombino trappola con buco laterale. Speriamo che il Prefetto non venga in bicicletta... Passata San Babila ci sono cose più curiose. In corso Giacomo Matteotti c'è uno strano buco nell'asfalto. Questo non è pericoloso è largo solo un paio di centimetri ma profondo 12. Una talpa del cemento? Misteri stile gli animali fantastici di Harry Potter. Come la striscia di lastre di pietra in mezzo all'asfalto vicino a Palazzo Marino in via Catena. Non si capisce perché sia lì. Però con la pioggia rende la curva più intrigante per le moto... In via Santa Margherita appena passata la Scala però non è più il caso di metterla sul ridere. Vicino ai binari ci sono 3 o quattro lastroni di pavè che ballano. Che si alzano di svariati centimetri sopra il piano stradale. Qui ci si può fare male davvero. Male a 50 metri dal Comune. A quel punto le buche in via San Dalmazio non fanno più impressione. Però è strano vedere in piena città una buca piena di sassi. Di norma stanno in spiaggia. Conto totale delle buche dalla partenza? Quelle davvero grosse e pericolose una trentina. Ma è un computo discutibile, probabilmente in difetto. Si tratta di un percorso particolarmente sfortunato? Temo di no, è un percorso come quello di molti milanesi (su due ruote o su quattro).

Vi ricorda qualcosa di già letto? Avevamo già scritto della stessa «rotta» nel gennaio 2014. Molte delle buche di allora sono ancora lì. Qualcuna ha una brutta toppa, qualcuna è semplicemente diventata più profonda. Di sicuro hanno nuove sorelline e sorellone.

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