Buoni pasto, 5 milioni buttati via

Assegnato l'appalto per il servizio ristorazione dei dipendenti. Una sola offerta ammissibile: ribasso minimo

Palazzo Marino, sede del comune di Milano
Palazzo Marino, sede del comune di Milano

C'è «un danno», quantificato in «oltre 5 milioni di euro», e anche «una beffa per i cittadini, che meriterebbero un utilizzo più oculato delle risorse pubbliche». Nel mirino di Giovanni Arrigoni, presidente del Comitato buoni pasto, voucher sociali e servizi (Cobes) istituito da Confindustria per favorire la trasparenza nel settore, c'è l'appalto appena assegnato dal Comune per il servizio ristorazione per i dipendenti. Alla gara da 27,6 milioni di euro per il triennio(«un bando che è stato oggetto di varie contestazioni» precisa Arrigoni) hanno partecipato in tre ma è risultata ammissibile solo l'offerta della società Edenred (l'amministratore delegato è Andrea Keller), che ha vinto con un ribasso dello 0,01%. Praticamente nullo. L'uomo di Confindustria premette che non è sua intenzione «aprire una polemica o uno scontro con Palazzo Marino. Ma quando vedo cose che non funzionano, o sono poco trasparenti, lo dico. E le avevo già fatte presenti con lettera al sindaco e durante un incontro con il direttore generale, ma sono andati avanti per questa strada, ora mi auguro che il Comune e le autorità competenti possano trovare una soluzione perchè siamo di fronte ad un rilevante danno erariale».

Il nodo. Già al lancio del bando a gennaio il centrodestra aveva criticato la procedura scelta dal sindaco. Le amministrazioni possono aderire alla convenzione Consip per la fornitura dei buoni pasto: la gara gestita dallo Stato, vista la «portata» nazionale, garantisce la massima concorrenza e ribassi, «è l'offerta economicamente più vantaggiosa - spiega il presidente di Cobes - perchè tiene conto sia del prezzo che della qualità». Tant'è che «la maggior parte dei Comuni ormai si affida al sistema centralizzato, a partire da Roma. Allo sconto in vigore per la Lombardia, possiamo tranquillamente dire che Milano si ritroverà a pagare il 15-20% in più per i buoni pasto, rispetto al 90% delle altre amministrazioni italiane, un mancato risparmio di 5 milioni che potevano essere investiti in progetti sociali per i milanesi». Alle polemiche dell'opposizione mesi fa Palazzo Marino rispose che preferisce il sistema dei buoni pasto in una serie di locali convenzionati a poca distanza dai luoghi di lavoro alla formula del ticket restaurant, un sistema insomma che restringerebbe il numero dei dipendenti che ne fanno uso. Ma Coges puntualizza che anche aderendo all'appalto centralizzato ci sarebbe stato il modo per differenziare l'offerta. Rimane dunque la sensazione di una scarsa trasparenza. «Se c'è un vantaggio economico, è solo per il fornitore». E la «situazione singolare» perdura da anni, la Corte dei Conti ha aperto un fascicolo già sulla gara del 2009 indetta dall'ex giunta. Il capogruppo di Forza Italia fabrizio De Pasquale anche a fronte di quelle contestazioni invitava il sindaco Pisapia a invertire la rotta, aderendo alla centrale acquisti dello Stato.

E dopo l'aggiudicazione è tornato alla carica: «In un periodo in cui il Comune dovrebbe cercare di risparmiare su tutte le voci ma incredibilmente qui ha deciso di usare una procedura in cui spenderà 5 milioni in più, e ha fatto alcun tipo di sondaggio tra i dipendenti».

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