La strage di Parigi, i problemi dell'integrazione in Europa, le persecuzioni in Medio Oriente. Poche comunità come quella armena possono avere uno sguardo consapevole sulla piaga del fondamentalismo. Gli armeni rivendicano con orgoglio di essere la prima nazione al mondo ad aver riconosciuto il cristianesimo. La chiesa apostolica armena è una comunità che vive un rapporto fraterno col Cattolicesimo romano. Gli armeni in Italia sono poco meno di 3mila, figli della diaspora che seguì ai massacri di cento anni fa esatti. Sono concentrati in gran parte in Lombardia, soprattutto a Milano, dove sono circa un migliaio. Sono molto integrati e si riuniscono nella chiesa di via Niccolò Lomellini o alla Casa armena, un circolo culturale in piazza Velasca, fondato nel 1954 per volere di alcuni rifugiati, che spesso appartenevano a famiglie colte e affermate. Baykar Sivazilyan è il presidente dell'Unione armeni d'Italia, riconosciuta dallo Stato italiano fin dagli anni Cinquanta.
Sivazilyan, quest'anno ricorrono i cento anni dal genocidio degli armeni. Lo celebrerete?
«La parola stessa genocidio fu coniata per questi tragici fatti. La nostra preoccupazione oggi è portare la storia nelle scuole e non solo. Abbiamo preparato una vastissima campagna di iniziative, con eventi programmati già da febbraio. Una mostra è già aperta a Venezia».
Come avete vissuto la strage di Parigi?
«Con grande trepidazione e tragedia. In Francia siamo 870mila, è stata fra le prime nazioni ad aprirci le porte. Ho scritto all'ambasciatore, e mi ha risposto».
Cosa le fa pensare tutto quel che sta accadendo?
«Noi conosciamo bene i guasti provocati da questi problemi. Ma dopo il lutto dobbiamo riflettere bene sull'integrazione. Noi ci siamo salvati con un'integrazione armoniosa, pacifica. Ma non si può fare superficialmente i buonisti».
Cosa intende?
«Se nella mia casa ho dieci sedie non posso invitare quindici persone. E anzi, cercherò di invitare amici che non hanno avuto problemi con me e il mio Paese».
Sta dicendo che non crede nell'integrazione di tutti?
«La solidarietà
non può essere campata in aria, deve essere molto concreta. L'integrazione è come il tango, si balla in due. Chi si integra e chi apre le porte. Si devono trovare regole. Se non è così i risultati possono essere tragici».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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