C'è la prima vittima in Comune. E i lavoratori temono il rientro

Morto un dipendente di 57 anni ricoverato da un mese. Montati plexiglas agli sportelli. La Cisl: "Non idonei"

C'è la prima vittima in Comune. E i lavoratori temono il rientro

«Si vive di più cinque minuti in moto che certa gente in una vita intera». Sul profilo Facebook, accanto alla sua foto in sella, una citazione del mitico pilota neozelandese Herbert James Munro detto «Burt». Andare in moto era la sua passione. Sotto quella foto, il 10 marzo, ci aveva aggiunto gli slogan contro il virus maledetto: «Io resto a casa», «stop Covid-19». Il giorno dopo è stato trasportato d'urgenza all'ospedale San Paolo, febbre alta e problemi respiratori. E due giorni fa si è spento Massimiliano Dell'Aera, 57 anni, primo dipendente del Comune vittima del Coronavirus. Trentaquattro anni e 5 mesi di onorato servizio a Palazzo Marino, era entrato giovanissimo, incaricato del «giro poste», consegnava documenti e lettere dalla direzione di Facility Management di via Bergognone 30 alle scuole comunali. Ha lavorato fino a sabato 7 marzo, il lunedì è andato al Sacco per la terapia che faceva contro il morbo di Crohn, di cui era malato da tempo. Il giorno successivo, febbre e i primi affanni, «per precauzione abbiamo chiamato il numero verde, avevamo il sospetto che si trattasse di Covid - racconta il figlio Lorenzo, 21 anni -. La situazione è peggiorata il mercoledì, è stato ricoverato prima al reparto infetti per una decina di giorni e poi trasferito in rianimazione, intubato e in coma farmacologico». E dopo quasi un mese di battaglia, giovedì non c'è stato più nulla da fare. «So che altri colleghi sono stati male ma con sintomi non gravi, sono riusciti a curarsi a casa» dice. Alla sofferenza per la perdita, per Lorenzo e la mamma Marilena Girino, si aggiunge l'amarezza di non poter celebrare subito il funerale, la cremazione sarà «tra 20 o 30 giorni, non abbiamo certezze». L'ultimo saluto al papà Massimiliano per ora lo ha scritto su Instagram: «Posso dire che sono fiero, felice e orgoglioso di essere tuo figlio. Chiunque ha un ottimo ricordo di te, perchè hai lasciato del bene ovunque sei stato».

I sindacati del Comune invece sono ancora preoccupati per il presente e di più per il futuro, perchè nei giorni scorsi c'è stata una riunione con i dirigenti per iniziare a programmare un graduale rientro negli uffici e agli sportelli chiusi a partire dal 18 aprile, e le misure di prevenzione sono considerate «insufficienti». Stefano Mansi, delegato Fp Cisl, fa presente che «Massimiliano lavorava in uno degli innumerevoli servizi rimasti aperti nonostante le proteste di sindacati e rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori nelle prime tre maledette settimane di diffusione del contagio a Milano». Avrebbe potuto contrarre il virus al Sacco, non è dato sapere. Ma Mansi sottolinea che «ci sono stati casi di dipendenti contagiati nelle sedi di via Pirelli, Bernina, via Larga, e non sono stati neanche informati i colleghi, mettendo a rischio non solo loro ma chi ha degli immunodepressi in famiglia». Ora «c'è molta preoccupazione tra chi è in smart working e a breve sarà costretto a tornare in servizio agli sportelli.

Il Comune ha acquistato e montato a partire dal 16 marzo delle protezioni di plexiglas per via Larga e altre sedi ma non coprono interamente la prospettiva frontale degli sportelli, lasciano liberi ampi spazi alle particelle del virus. Finchè non saranno adottate misure adeguate bisogna evitare il lavoro diretto contatto con il pubblico».

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