«Io ce l'ho messa tutta per non far accadere di nuovo quello che era già successo. Io so perfettamente di aver fatto del male a B., solo che non me lo ricordo. Chiedo di essere messo in una struttura protetta, ma a vita. Basta che mi diano due sigarette».
È giovedì scorso, e a San Vittore viene interrogato Giacomo Oldrati, il quarantenne che il giorno prima in via Biella aveva trasformato in un incubo la giornata della sua compagna, riempiendola di botte e poi scaraventandola in una vasca d'acqua ghiacciata. Per salvarsi, B. aveva dovuto lanciarsi dalla finestra del secondo piano: l'immagine della ragazza nuda, sconvolta e sanguinante che entra barcollando in un negozio è una istantanea destinata a restare nelle cronache milanesi delle violenze domestiche. «In un primo momento - racconterà il panettiere - indirizzavo il mio sguardo unicamente al volto della giovane donna, la quale aveva dei grandi lividi all'altezza degli occhi e perdita di sangue al volto, non accorgendomi che era completamente nuda. La donna fin da subito è apparsa visibilmente terrorizzata e cercava di oltrepassare la cassa come se stesse scappando da qualcuno».
Ora Oldrati è in galera per lesioni aggravate, e si cerca di capire se vi fu troppa leggerezza nella decisione della magistratura di Bologna, che lo liberò per incapacità di intendere dopo episodi quasi identici. E nelle carte dell'inchiesta milanese emerge la storia di un dramma annunciato, dove la fragilità di una donna ha incrociato un uomo che non poteva e non doveva essere libero.
La parte più esplicita di queste carte sono le dichiarazioni di B., la vittima. Sapeva che non sarebbe stata una love story confortevole. «Giacomo soffre della patologia psichiatrica del disturbo bipolare, per la sua patologia ha avuto diversi problemi con la giustizia», spiega la donna. Che però, come spesso accade, si illude di poter trovare un modo per andare avanti.
«Durante il primo periodo di convivenza - racconta B. - Giacomo sembrava abbastanza tranquillo, credo perché prendeva regolarmente i farmaci, ma il 6 maggio mentre eravamo già nella sua nuova casa di via Biella al termine di una banale lite mi afferrava per la nuca e mi colpiva con una violenta testata al volto». La donna non va in ospedale, non chiama la polizia.
L'1 giugno torna in via Biella, dall'uomo. Va a fare la spesa con lui, sembra tutto tranquillo. «A questo punto per un banale motivo avevamo una discussione, a seguito della quale mi colpiva con schiaffi e pugni al volto e mi stringeva al collo facendomi perdere i sensi». Appena la donna rinviene riparte il pestaggio: «Mi faceva inginocchiare e mi colpiva con calci di inaudita violenza al capo, al tronco e alla schiena urlando sei una donna inutile, sei buona solo per scopare, sei una troia come tutte le altre donne che ho conosciuto».
Il 6, la scena si ripete, stessi insulti ma con l'aggiunta della tortura finale: «Mi strappava gli abiti di dosso lasciandomi completamente nuda ed afferrandomi per i capelli mi trascinava all'interno della vasca dove mi bagnava con acqua ghiacciata e mi colpiva con pugni e gomitate al viso (...).
Approfittando del fatto che Giacomo fosse in cucina tramite la porta finestra decidevo di scappare lanciandomi dal balcone (...) rovinavo in terra direttamente sull'asfalto del cortile interno dello stabile».Se a Bologna avessero tenuto Oldrati in prigione non sarebbe successo.
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