Lo chiamavano «iena» e fino quando non l'hanno rintracciato e arrestato, non hanno dormito la notte. I poliziotti della squadra investigativa del commissariato Quarto Oggiaro, infatti, gli davano la caccia da un pezzo e ormai disperavano di catturare quel malvivente violento, senza pietà, rozzo e privo di qualsiasi scrupolo con le donne. Eppure non c'era nessuno, nemmeno un confidente che fosse in grado di dare uno spunto sulla sua identità. I poliziotti avevano solo la sua faccia, «immortalata» dalle telecamere delle stazioni milanesi, in particolare quelle del passante ferroviaro, luoghi «di elezione» per sorprendere le donne, maltrattarle, picchiarle all'occorrenza e poi privarle di tutti gli averi che si portavano dietro. E una traccia: alcune volte il balordo era stato fermato con un connazionale della sua stessa risma, padre di un bambino che frequenta una scuola elementare in zona Comasina. Così gli investigatori, con la complicità dell'insegnante del piccolo, hanno fatto fare a tutta la classe un tema dal titolo innocente, ma per loro inequivocabile: «L'amico di papà». E proprio dagli elementi emersi dalla composizione del bimbo, finalmente, si sono messi sulle tracce.
Ora, grazie a prove, riconoscimenti e filmati, al romeno Anghel Laurentiu - 24 anni e una valanga di precedenti alle spalle - vengono contestate dieci rapine, messe a segno tra aprile e ottobre. Tuttavia il sospetto fondato degli investigatori di Quarto Oggiaro che lo hanno catturato mercoledì scorso proprio in un appartamento della Comasina, in via Ciaia, è che il giovane abbia commesso una cinquantina di colpi nell'arco di sette mesi, poco più di sette al mese insomma. E tutti tra le stazioni di Villapizzone, Gioia, Garibaldi, Bonola, Quarto Oggiaro, ma anche a Rovato (Brescia) e a Voghera (Pavia).
Più che un rapinatore, un vero e proprio bulldozer addestrato a strappare denaro alle donne per strada. Le sue vittime preferite, che aggrediva con una violenza inaudita non lesinando pugni e calci in testa, erano le anziane e le donne cinesi. Una scelta non casuale. Le orientali, infatti, non solo tengono molti contanti e telefonini di ultima generazione (vera ossessione del balordo, ndr ) all'interno delle loro borsette, ma, nella maggior parte dei casi, non denunciano alle autorità: la gran parte, infatti, sono clandestine e, com'è ovvio, aggiungerebbero problemi a problemi ancora più grandi. Una di loro, una 73enne, è stata aggredita due volte dal violento rapinatore (la prima volta l'uomo l'ha trascinata per dieci metri, attaccata alla sua borsetta, ndr ) e ha dovuto trascorrere più di due settimane in una clinica neuropsichiatrica per riprendersi.
Ma non è finita qui con le batoste. A un'altra donna cinese il romeno ha rotto la clavicola con un calcio mentre era a terra. A un'anziana italiana, invece, il rapinatore ha portato via un telefonino nuovissimo e di grande valore, anche intrinseco, visto che lo aveva ricevuto come dono d'affetto dalla nipote quando la ragazza si era laureata. Ecco: questo cellulare gli investigatori sono riusciti a recuperarlo nel «covo» di Laurentiu, restituendolo alla grata nonnina.
Dai video delle telecamere di sorveglianza delle stazioni oltre alla sua violenza, si nota la velocità del malvivente nel
mettersi in fuga. Tuttavia quando gli investigatori lo hanno arrestato ha detto di essere malato di cuore e di fare rapine per pagarsi le medicine. Una versione tutt'altro che credibile vista la sua indole feroce e i precedenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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