«Invitiamo la cittadinanza alla grande festa di capodanno dell'anno del Cavallo». Il Dragone rosso e oro chiama a raccolta oggi, domenica 2 febbraio, dalla scritta dei manifesti appesi in via Paolo Sarpi, per celebrare l'inizio del nuovo corso cinese, e sul volantino della manifestazione ciò che attira e' l'elenco delle «firme» che hanno aderito all'abilità organizzativa dell'associazione Shoulashou - Diamocilamano e del Coordinamento delle associazioni cinesi della città.
Dal liceo classico Tito Livio agli alunni Uni.Zhejiang, dal ristorante «Nuova Viscontea» all'agenzia viaggi Shenzhou Travel l'evento tesse una rete impressionante di adesioni, che fa pensare a come i cinesi riescano ad agire a macchia di giaguaro, unendo nei patrocini il Comune di Milano, il Consolato generale della Repubblica Popolare di Cina, la Fabbrica del Vapore. Lo spettacolo inizia alle 11 con una sarabanda di musiche, acrobati, giocolieri in via Sarpi 26. Alle 14.30 il ritrovo in piazza Gramsci per il saluto delle autorità cinesi e italiane. Parte alle 15 la parata dei draghi e leoni, per finire alla Fabbrica del Vapore alle 17.30, in via Procaccini 4, in un ritrovo dove si potranno trovare arti marziali, i ritmi del «Tarantellando Quartet» e la partenza della Chinatown New Year Run.
La pioggia fa il cielo giallo, colore appropriato per un giorno di divertimento a base di tradizione orientale e di popolo misto. Oriente e occidente incollati in riti diversi, che diventano uguali nel rito planetario di fare denaro. Le lanterne rosse addobbano la strada di Milano dove la Cina imprime l'impronta di gigante non più addormetato, come era stata definita da Napoleone; il gigante s'innalza e i giochi scendono dal Cavallo di Legno, l'animale e l'elemento che contraddistinguono secondo l'oroscopo cinese il 2014.
«Noi lavoreremo lo stesso». Paradossalmente a dirlo stavolta non sono i cinesi ma gli italiani che sono riusciti a tenersi i negozi in questa Chinatown che attira per lo shopping donne e uomini di tutte le razze, ma anche di tutti i ceti, perché non sono poche le «sciure» infilate nei negozietti dove si trovano sciarpe di Fendi e giacche di Scervino, dove le padrone sono cinesi e le commesse italiane... La Cina milanese è popolare, ma per niente stracciona. Pià di qualche milanese a passeggio afferma che è divertente comperare qui. «Per noi i problemi non sono i cinesi» spiega Paolo Ghidini del «Caffè Manfredi», una delle più vecchie torrefazioni di Milano con i suoi cinquant'anni.
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