Capolavori «in dialogo» per rilanciare Brera

Per la prima volta lo «Sposalizio della Vergine» di Raffaello a confronto con l'opera del Perugino, razziata da Napoleone

Francesca AmèIl maestro in dialogo con l'allievo che, per grazia e classe, lo supera: Perugino e Raffaello, per la prima volta l'uno davanti all'altro, con i loro rispettivi «Sposalizio della Vergine» sono un incanto per gli occhi. Siamo nella ventiquattresima sala della Pinacoteca di Brera, uno spazio denso già di suo: qui è infatti esposta anche la celeberrima «Pala Montefeltro» di Piero della Francesca. La sala diventa ora il punto di incontro, anzi di «dialogo», tra Perugino e Raffaello (il 17 marzo, giorno della inaugurazione, Brera sarà aperta gratuitamente, dalle 8.30 alle 19.15, ultimo ingresso alle 18.40): «Un unicum irripetibile»¸ gongola il neodirettore James Bradburne che con questo confronto, allestito fino al prossimo 27 giugno, dà inizio alla «sua» nuova Brera. Vale a dire: non mostre temporanee che vampirizzano le collezioni permanenti, ma «esperienze e percorsi emozionali» che valorizzano le opere del museo, inibite ai prestiti per i prossimi tre anni. Quello tra Perugino e Raffaello è il «confronto dei confronti», quello che troviamo in qualsiasi libro di storia dell'arte: soggetto identico, legami strettissimi (Perugino dipinse l'opera nel 1501, Raffaello solo tre anni dopo), una forma (molto più imponente, il Perugino) e uno stile così inequivocabilmente diversi. Lo Sposalizio di Raffaello è tra i gioielli della collezione di Brera, quello del Perugino, razziato dalla cattedrale di Perugia da Napoleone, arriva invece dal Musée des Beaux-Arts di Caen: accanto a loro, è esposta la tela di Jean-Baptiste Wicard che, molti secoli dopo, nel 1825, sostituì il dipinto del Perugino a Perugia, chiudendo così il cerchio dei tanti rimandi che punteggiano la nostra storia dell'arte. Di percorso emozionale si può parlare, e va di pari passo con il riallestimento di alcune sale che paiono un climax emotivo fino alla sala della mostra: «Abbiamo scelto un colore più scuro che in passato spiega il direttore perché volevamo mettere più dramma e enfasi nel percorso. Anche le nuove didascalie parlano delle opere in maniera più emozionale». Il riferimento è al lavoro di autori di fama quali Ingrid Rowland e Sarah Dunant, che invitano il visitatore a osservare la collezione attraverso il loro sguardo non convenzionale. «Anche Umberto Eco stava lavorando a una didascalia per noi, ma non ha fatto in tempo a completare il lavoro»¸ si rammarica Bradburne. Artisti, musicisti, poeti e designer collaboreranno in futuro al progetto delle «didascalie d'autore» e sarà potenziato l'apparto didattico per i piccoli visitatori di Brera «perché solo puntando sull'emozione si può comunicare la passione per la cultura».

Curato da Emanuela Daffra, il dialogo tra Pietro Vannucci, detto il Perugino, e Raffaello Sanzio ci racconta delle differenze tra lo stile monumentale e pacato del primo, maestro indiscusso della scuola umbra-toscana, e delle geniali intuizioni del secondo che mantiene sì lo schema cui dichiaratamente s'ispira, ma crea uno spazio tutto nuovo, circolare e avvolgente.

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