Una fontana completamente distrutta dai malviventi divide il quartiere di Corvetto: da una parte le case private e l'ordine, dall'altra il regno degli abusivi nelle case popolari.
Qui, da quest'altra parte, si cammina tra pattume, materassi, scarpe e televisori abbandonati lungo le strade (guarda il video). E dire che a Ida, una signora che abita da sempre in una casa Aler della zona, piaceva venire qui, vicino a questa fontana, dove c'è il verde e un piccolo parco giochi dove dovrebbero divertirsi i bambini. Ma i bambini non ci sono. E anzi, nel parchetto di Gabrio Rosa non c'è quasi nessuno. «Gli zingari venivano qui, lavavano i panni e si lavavano il... Posso dire pisello?», chiede imbarazzata.
Poco più tardi Ida ci invita a entrare nella sua palazzina. «Bisogna sempre stare sul chi va là- dice guardandosi intorno- Gli abusivi qui sono un 50 per cento. E poi c'è anche chi non paga». I condomini regolari di questa palazzina Aler devono fare il doppio del lavoro per tenere puliti gli spazi comuni, usati spesso come discarica personale dagli occupanti. Ma Ida ormai si è rassegnata a questa situazione: «Segnalare? Secondo te conta qualcosa?». Ovviamente a nulla. Per questo dopo il caso della signora Rosa, l'anziana a cui, in seguito alla segnalazione del Giornale, era stato sgomberato l'appartamento occupato da alcuni immigrati, siamo voluti andare a farci un giro in un altro quartiere degradato del capoluogo lombardo.
Usciamo e, dopo aver scavalcato una trentina di escrementi che costellano il resto della via, incontriamo un'altra persona. Pietro, nome di fantasia, abita in una situazione simile poco lontano dalla casa di Ida. Anche in questa palazzina Aler sono gli abusivi a dettare le regole. «Io abito qui. A parte tre o quattro famiglie, sono tutti occupanti- afferma - Si tratta di africani e sudamericani... E poi ci sono gli spacciatori». Il metodo è semplice: arrivano, sfondano le porte oppure rompono le finestre e si sistemano tranquillamente negli appartamenti disabitati o lasciati momentaneamente liberi. Chiediamo a Pietro se possiamo entrare nell'androne a dare un'occhiata. «No, è meglio di no perché c'è il portinaio- spiega- Sai, abbiamo un portinaio che segnala le case vuote dietro compenso. È meglio che non ci veda insieme con la telecamera. Potrebbe capire...». Prove non ne hanno ma secondo chi vive qui c'è chi non paga e anche chi ci guadagna: un vero e proprio business che si nasconde dietro le occupazioni abusive. «Dovresti vedere dentro alla palazzina- racconta- Buttano tutto il loro pattume per terra: uno schifo. E non succede da ieri o dal mese scorso. Sono già due anni, ci spiega, che questa situazione va avanti». Sul posto ci raggiunge Elisa anche lei abita è della zona e prende di petto Pietro. Vuole sapere cosa ci ha raccontato. Quando glielo dice sbotta: «Non avresti dovuto dirglielo!» Poi ci chiede di guardare il girato (Da questa mattina è disponibile sul nostro sito on line) e cancellare alcune parti: «Ne va della nostra sicurezza...».
Ormai è da diversi anni che i cittadini del quartiere lamentano situazioni di degrado e mancanza di sicurezza, ma Palazzo Marino, per chi vive da queste parti, continua a trascurare la
situazione. «Il Comune smetta di fare spallucce e fornisca l'assistenza necessaria alle forze dell'ordine» afferma Oscar Strano, presidente del municipio 4 di Milano. Ma intanto la criminalità organizzata continua a proliferare.
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