Quel centinaio di cascine che nessuno vuol salvare

Da Muggiano a San Siro, borghi e corti abbandonate La «Linterno» è un modello di rinascita, da replicare

Michelangelo Bonessa

Un patrimonio di immobili e cultura in bilico tra decadenza e rinascita. Le cascine della zona giardino di Milano scompaiono lentamente, salvo rare eccezioni, preda dell'incuria e del degrado. Sebbene nella zona tra San Siro e via Forze Armate ne siano state contate 130, solo pochissime sono sopravvissute ai cambiamenti. E insieme a loro la ricca tradizione agricola che rappresentano e che anche oggi ha un valore riconosciuto: il Politecnico ha appena partecipato a uno studio europeo sull'agricoltura urbana in cui proprio il capoluogo lombardo è stato uno dei casi presi in esame. Da Baggio a Trenno, da Muggiano a Quinto Romano non mancano esempi di antiche corti abbandonate a se stesse: uno degli esempi principe è Borgo Assiano, nel cuore di un'area agricola di 200 ettari e con testimonianze della sua esistenza che risalgono al 1000 d.C., è un monumento alla decadenza. Le terre intorno negli anni sono passate dalle mani di famiglie importanti, come gli Agnelli e Feltrinelli.

Oggi gli immobili sono divisi tra privati e Aler, ma avrebbero bisogno di un intervento consistente per tornare a splendere. Mancano però sia i soldi che la volontà politica. Discorso simile per Sella Nuova, Cascine Nuove e Cascina Creta, tutte di proprietà pubblica. Alcune come Cascina Dell'Oro a Baggio sono state demolite, il piano casa dei primi anni Ottanta ha decretato questa sorte per molte antiche corti, senza preservare alcune conoscenze come uno dei primi impianti a biogas che vi si trovavano. Oppure ci sono esempi come la Colomberina a Quinto Romano che dopo essere stata demolita ha visto sorgere nelle vicinanze (Area ex Dazio di via Novara) campi rom, centri di prima accoglienza per extracomunitari e depositi giudiziari per autoveicoli. O ancora Cascinetta Bossi, in via Cusago 100, una volta uno dei centri di orticultura più floridi di Milano, oggi spettro del tempo che fu. Però non tutto è perduto. Esistono ancora degli esempi di resistenza o adattamento ai cambiamenti: Cascina Ghiglia mantiene parte delle attività agricole e nelle sue strutture si uniscono abitazioni, un florovivaista e depositi. La Colombera, di proprietà della Curia milanese è funzionante nonostante i suoi terreni si siano ridotti. Nella Corte Lucini tutt'oggi si allevano bovini da carne. Non mancano nemmeno gli esempi di rinascita, anche se in parte contestati, come quello di Cascina Linterno (nella foto) dove si sono concentrati sforzi delle Amministrazioni e del Politecnico.

Si è sviluppata una letteratura intorno a questo patrimonio: per citarne due Mario Pria e Roberto Rognoni del Mensile «il diciotto» hanno pubblicato «Baggio dal 1786 al 1885 cassine, fontanili, molini e osterie», mentre Gianni ed Angelo Bianchi dell''Associazione Amici Cascina Linterno hanno scritto (e pubblicato anche online) «Le Cascine di Porta Vercellina».

A questo si aggiungono gli studi del Politecnico, coordinati dalla professoressa Lionella Scazzosi: «Da tanti anni - spiega - lavoriamo sul tema. Il punto è trovare soluzioni compatibili con il contesto in cui si trovano le cascine».

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