La prossima udienza si terrà a porte chiuse, misura eccezionale che il giudice Oscar Magi ha deciso a malincuore, ma dovendo prendere atto dell'ineluttabile: il processo agli «antagonisti» che nel maggio dello scorso anno si scontrarono con la polizia e i carabinieri all'interno dell'Università Statale ieri non è potuto nemmeno cominciare perché l'aula di udienza è stata invasa da decine di sodali dell'imputati che hanno trasformato l'udienza in una manifestazione a difesa dei loro compagni. Manifestazione pacifica, intemperanze verbali a parte. Ma quando Magi ha ordinato al pubblico di sgomberare l'aula, i manifestanti non si sono mossi di un passo. A quel punto c'erano solo due possibilità: o aspettare l'arrivo della Celere e passare alle maniere forti, o sospendere l'udienza. Il tribunale ha scelto la seconda strada. Ma la faccenda non finisce qui: per i partecipanti al blocco, identificati dalla Digos, scatterà l'accusa di interruzione di pubblico servizio. «Ma un processo in più o in meno per noi non cambia un c...», spiegava uno degli imputati a un magistrato in una pausa del parapiglia.
É la prima volta da molti anni che un processo nel palazzo di giustizia milanese non può venire celebrato a causa delle contestazioni. Protagonisti dell'impresa alcune decine di estremisti, quasi tutti anarchici provenienti dalle case occupate di via Watt e di via Ravenna, arrivati in tribunale insieme agli avvocati degli imputati. Obiettivo, rivendicare l'episodio che sta a monte del processo, ovvero l'occupazione della Cuem, la vecchia libreria della Statale, sgomberata su richiesta del rettore il 6 maggio 2013. Sulle modalità di quello sgombero le versioni divergono: fin dalle prime ore alcun filmati vennero pubblicati su youtube dai manifestanti per accusare le forze dell'ordine di violenze immotivate, ma nei giorni successivi sul tavolo del pm Piero Basilone approdarono i rapporti della Digos che identificavano i principali partecipanti ai tafferugli, ricostruendo in particolare il ruolo di sei di essi, responsabili di avere preso gli agenti a sputi, sassate, colpi di ombrello. I sei sono stati denunciati tutti per resistenza aggravata a pubblico ufficiale, per alcuni si è aggiunta l'imputazione di lesioni, danneggiamento, travisamento.
E man mano che le indagini proseguivano, la Procura si è trovata a dover valutare diversamente gli scontri alla Statale: perché mischiati agli studenti dell'area antagonista e ai militanti dei centri sociali, sono stati identificati anche appartenenti all'ala più dura della galassia antagonista, già inquisiti in altre città d'Italia e da tempo nel mirino anche dal pool antiterrosimo di Milano: tra cui l'unico imputato che al processo di ieri era presente in gabbia, Graziano Mazzarelli, essendo stato arrestato su ordine della procura di Torino per gli attacchi ai cantieri dell'alta velocità. E proprio Mazzarelli è stato ieri il destinatario principale delle dimostrazioni di solidarietà da parte dei manifestanti, che hanno pesantemente insultato gli agenti di polizia penitenziaria che avevano scortato in aula l'imputato e che cercavano di impedire colloqui non autorizzati.
Più volte, tra uno slogan e l'altro, il giudice Magi
ha invitato a sospendere la manifestazione e a permettere che il processo proseguisse. Poi ad abbandonare l'aula è stato il tribunale, subito dopo Mazzarelli è stato riportato in cella e i suoi compagni se ne sono andati.
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