Cerro Maggiore, incendiò casa con dentro le sorelle: arrestato

Dopo quattro anni di indagini l’uomo è stato fermato. Il caso era stato archiviato e poi riaperto dalla Procura di Milano

Cerro Maggiore, incendiò casa con dentro le sorelle: arrestato

Clamorosa svolta nelle indagini sull’incendio che quattro anni fa divampò in un’abitazione di tre piani a Cerro Maggiore e che causò la morte di due sorelle. L’unico superstite il fratello, accusato oggi di aver appiccato le fiamme nella casa familiare di via Roma 33, nel centro storico di Cerro Maggiore, in provincia di Milano. Secondo gli inquirenti l’uomo, di circa 70 anni, avrebbe acceso il fuoco con la chiara intenzione di uccidere le due sorelle, Carla di 68 anni e Maria di 70, in modo così da non dover dividere l’eredità con loro. Un altro fratello era infatti morto pochi mesi prima il diabolico piano. Giuseppe Agrati sarebbe quindi il responsabile dell’omicidio delle due donne, avvenuto il 13 aprile del 2015.

Le fiamme nella casa di Cerro Maggiore

Subito dopo la tragedia Agrati era stato ascoltato dalle forze dell’ordine e aveva raccontato di essersi svegliato mentre nella casa stavano divampando le fiamme. Avrebbe quindi fatto appena in tempo a mettersi in salvo prima che l’abitazione venisse completamente avvolta dal fuoco. Impresa che non era però riuscita alle vittime, i cui corpi erano stati ritrovati carbonizzati al piano superiore della palazzina. La sorella Carla fu trovata in bagno. Sorpresa dalle fiamme, sarebbe svenuta e in seguito soffocata a causa del fumo acre divampatosi nell’appartamento. Il cadavere di Maria invece venne scoperto in camera da letto, e anche lei sarebbe morta per soffocamento. All’esterno di quella stanza si era sviluppato un secondo incendio.

I dubbi del nipote

Ai tempi della tragedia il caso era stato archiviato dalla procura di Busto Arsizio, perché gli elementi raccolti non erano stati ritenuti sufficienti per incriminare Agrati. Nonostante l'uomo non avesse chiamato direttamente i soccorsi, né informato nessuno della presenza delle sorelle all'interno dell'abitazione. La procura generale di Milano ha poi deciso di riaprire le indagini, affidandole al Nucleo investigativo del Comando provinciale dell’Arma, anche in seguito all’opposizione del nipote delle vittime. Le dichiarazioni rilasciate da Agrati subito dopo l’incendio erano in effetti apparse contraddittorie e confuse. Il nipote aveva comunicato agli investigatori che tra una delle due donne e il fratello vi erano spesso diverbi e liti. I controlli da parte dei militari sono poi proseguiti portando al terribile epilogo. Le indagini si sono rivolte ad ascoltare possibili testimoni, al sequestro di medicinali, del computer di Agrati e all’analisi dei suoi movimenti bancari.

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Il fratello nel mirino degli inquirenti

Ormai era il 70enne a essere nel mirino dei militari. Più volte durante i vari interrogatori a cui è stato sottoposto, l’uomo avrebbe cambiato la versione dei fatti, oltre agli orari e al modo in cui sarebbe divampato l’incendio. Agrati, secondo l’accusa, avrebbe anche acceso un fuoco all’esterno della casa, per cercare di sviare le indagini. Il motivo di tale nefandezza sarebbe stato esclusivamente di natura economica. Al centro del delitto vi sarebbe infatti l’eredità lasciata da un quarto fratello esclusivamente alla sorella Carla.

Questo gesto avrebbe provocato l’odio nei confronti della 68enne, in seguito rivolto verso il nipote, come si capisce chiaramente in alcune intercettazioni in cui l’indagato fa riferimento chiaramente a “i miei soldi”.

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