Chailly e Pollini alla Scala per amore di Beethoven

I due maestri, milanesi doc, sul podio nella «settima» e nel quinto concerto per piano. Stasera prove aperte

Chailly e Pollini alla Scala per amore di Beethoven

Domani, alla Scala sono attesi due beethoveniani nonché milanesi doc. Il pianista Maurizio Pollini e il direttore Riccardo Chailly, sul podio della Filarmonica scaligera. Protagonisti anche della prova aperta di stasera (ore 19.30) a favore dell'associazione Amici di Edoardo Onlus, e in particolare a sostegno di un progetto di prevenzione dell'abbandono scolastico.

Il programma verte su due monumenti beethoveniani: il Quinto concerto per pianoforte e la Settima Sinfonia. Beethoven è compositore congeniale a entrambi gli interpreti, più volte uniti nel segno del Quinto Concerto di Beethoven. Nel 2014, Pollini ha affidato alla memoria, ovvero l'etichetta discografica Deutsche Grammophon, l'interale delle 32 Sonate. Un'operazione pensata per testimoniare il lavoro di questo artista che ha fatto della ricerca ad oltranza, scavo analitico e timbri asciutti la propria cifra stilistica. Un'impresa per la verità avviata nel 1976 con l'incisione delle ultime Sonate. Ultime perché - ci spiegò Pollini alla vigilia del lancio - «Mi ero gettato sulla musica che mi appassionava, dimenticando criteri di altro genere, di opportunità per esempio. L'entusiasmo per le ultime Sonate era così forte che decisi di iniziare da queste». Il disco rimane, quindi richiede un forte senso di responsabilità. Tuttavia l'interpretazione non può essere per sempre, semmai legata a momenti ispirati, senza contare che il pubblico ha un impatto fortissimo sull'esito del recital, è come se spettatore e concertista stringessero un tacito patto. E sicuramente questi due concerti scaligeri sono speciali per Pollini che alla Scala ha tenuto centoquaranta recital, più quello di gennaio per festeggiare il suo settantacinquesimo compleanno. Ritorna inoltre a collaborare con Chailly, ed è la prima volta che ad unirli sia l'orchestra della Scala.

A sua volta, Riccardo Chailly ritorna all'amore di sempre, Beethoven, affrontato infinite volte proprio con orchestre tedesche o comunque nordiche, nei territori del Nord. Durante gli anni spesi come Kepellmeister a Lispia, ha inciso l'integrale delle Sinfonie di Beethoven con l'Orchestra del Gewandhaus. Che diretta da quest'uomo indagatore, sempre alla ricerca, e dunque sovvertitore di consuetudini, fece scoprire all' orchestra più antica del mondo (appunto del Gewandhaus) nuovi aspetti della personalità di Beethoven. Chailly tornerà a dirigere la Settima di Beethoven il 25 marzo, alla testa dell'orchestra della Scala e per un'occasione speciale. In quel giorno, 150 anni fa, nasceva Arturo Toscanini. Chailly lo ricorda, in veste di direttore musicale alla Scala e dell'Orchestra del Festival di Lucerna, entrambi i ruoli assunti, a suo tempo, da Toscanini.

Oltre alla Settima, dirigerà lo Stabat Mater e il Te Deum dai Quattro Pezzi Sacri di Verdi e in conclusione, sempre di Verdi, l'Inno delle Nazioni per ricordare l'impegno umanitario di Toscanini e Verdi. Sempre in omaggio a TOscanini, dal 22, il Museo ospiterà una mostra curata da Franco Pulcini e Harvey Sachs, studioso e biografo di Toscanini.

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