Gli chef prét-à-porter sfidano i ristoranti

Nel weekend prelibatezze sfornate da Apecar d'autore L'anno scorso vennero in 15mila. E anche in città è moda

Gli chef prét-à-porter sfidano i ristoranti

Lo «street food», il cibo da strada, è la vera moda del momento. A riscoprirlo - tra festival e ristorantini su tre o quattro ruote - sono stati due fattori: uno culturale figlio della globalizzazione alimentare e uno strettamente economico. D'altra parte sono stati gli stessi masterchef, consci di una recessione che non risparmia neppure i loro stellati ristoranti, a cominciare a inventarsi la formula bistrot e quella dei rubìtt , che in milanese corrispondono alle tapas iberiche in versione nostrana. La formula per tutti è: massima qualità, ecosostenibilità, prezzo democratico.

E allora, a distanza di sole due settimane dagli «Streetfood Days» di Novegro, per tutto il weekend ecco un'altra mega rassegna che proporrà al pubblico prelibatezze pret a porter, da ordinare ai banchi di sfiziosissime «apecar» gastronomiche rigorosamente a tema.

La meta questa volta è l'area del Carroponte di Sesto San Giovanni (via Granelli 1) che per tutta l'estate ha proposto un fitto calendario di concerti ed eventi. Tutti in fila allo «Streeat Food Truck Festival», seconda edizione dopo quella dello scorso anno alla Fabbrica del Vapore che ha registrato 15mila presenza. A farla da padrone saranno i food-truks, ma dimenticatevi i vecchi e unti furgoni dei paninari, perchè ora il cibo da strada è diventato glamour e sulle quattro ruote ormai sono tutti chef (d'altronde durante lo scorso Salone del Mobile era toccato allo stesso Carlo Cracco fare da apripista sotto la statua del Dito di Cattelan). E poco importa se il cibo da strada, pure buono, fa ben parte anche della nostra tradizione, basti ricordare le pizze «a portafoglio» nei vicoli di Napoli, il panino col lampredotto ai chioschi di Firenze, gli arancini a Palermo. Pure quelli, quando fatti a regola d'arte, erano da leccarsi i baffi.

E infatti, non a caso, al festival dello street food le rivisitazioni fioccano, nonostante il leit motiv sia sempre creatività, qualità, leggerezza e digeribilità. L'«Ape Scottadito», tuttavia, propone i classici arrosticini, fritto di pesce e olive ascolane; «Farinel on the Road» le piadine di mais farcite con salumi e formaggi; «Cool» il gelato naturale; «Lembo Bistrot» i waffels, i choco kebab, e le crepès (altro classico); «Popdog» gli hot dog di qualità; per i veri carnivori, «Fuori di mente» prepara invece hamburger di fassona, tartare di chianina e black angus.

Deja vu, direte voi. È vero fino a un certo punto, perchè nell'era di Expo e di masterchef è il format che conta, misto all'adorazione delle star del momento, i cuochi. Infatti il fenomeno dello street food è ormai diffuso anche in città. Dopo i rubitt lanciati dallo chef Cesare Battisti del «Ratanà» e da Mathias Perdomo del «Rebelot», fioccano location dove gustare piattini da gran gourmet. Altro che buffet dell'happy hour (e meno male).

L'ultimo di una lunga serie è il «Taco Bar» di via Casale della premiata coppia Nespor e Roncoroni del ristorante Al Mercato, che offre alla tribù dei Navigli street food etnico più cocktail d'autore. Ma allora, visto il trend e vista l'imminente Expo, non si capisce perchè il Comune continui a vietare l'ingresso dei food-truck d'autore nell'area C, che certamente rallegrerebbero le pause pranzo en plein air.

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