«Chi si oppone è medievale Ora avanti con le adozioni»

L'assessore boccia invece il centralino anti-gender

Chiara Campo

Con la giunta Pisapia ha istituito il Registro delle coppie di fatto. In campagna elettorale ha promesso che, fatta la legge Cirinnà, le coppie gay avrebbero celebrare l'unione a Palazzo Reale.

Pierfrancesco Majorino, assessore al Welfare, ce l'ha fatta.

«É stato un successo collettivo, in questi anni tanti si sono battuti per l'estensione dei diritti civili a livello nazionale e Milano ha dato una dimostrazione di compattezza, abbiamo sperimentato varie iniziative, come la Casa dei Diritti».

Col senno di poi, il Registro serviva davvero o è stata una bandierina?

«É stato anche uno strumento di pressione, ma ci ha permesso di avere subito un riferimento chiaro per estendere anche alle coppie di fatto di alcune iniziative comunali, come il contributo di sostegno al reddito».

Cosa cambia da oggi?

«Premesso che, come per un matrimonio tradizionale, non si guarda solo o tanto alle questioni materiali. Ma la legge amplia anche alle coppie gay tutta una serie di diritti, come la reversibilità della pensione, il diritto di visita e assistenza del partner in ospedale, l'accesso a informazioni coperte da privacy, le decisioni su donazione degli organi o celebrazioni funerarie. Ma c'è ancora da fare».

Cosa intende?

«Il problema vero rimane la stepchild adoption, il capitolo adozioni non è stato affrontato e mi auguro che il Paese di doti in fretta di quel tipo di intervento. Ci sono nei fatti tantissime famiglie già composte da due donne con figli».

Il sindaco ha detto che «celebrerà» le unioni e l'equiparazione ad un matrimonio ha raccolto critiche. Cosa risponde agli oppositori?

«Che non riesco a capire cosa muova questo fastidio, è l'unione tra due persone che si amano ed è giusto celebrarla come un matrimonio».

Tra gli oppositori c'è la Regione. A settembre attiverà il telefono anti-gender contro l'indottrinamento nelle scuole. Cosa ne pensa?

«La Regione mi sembra medievale, il problema oggi non è che nelle scuole ci possa essere una propaganda sul gender ma che ancora troppo ragazzi omo che rischiano di subite casi di bullismo, bisogna aiutarli ad emergere e vivere la loro vita senza sentirsi soli».

Ha fatto notare che Milano arriva prima e Virginia Raggi a Roma è in ritardo. Ma oggi non sarà una passerella?

«C'è stata una grane battaglia politica, in cui arriviamo ultimi in Europa, è normale che Sala dia

enfasi alla prima occasione in cui si rompe il muro dell'arretratezza culturale. Su Roma mi hanno incuriosito i motivi del ritardo, dal punto di vista tecnico non è un atto che rivoluzioni o stravolga la vita di un ente».

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