Tutti in coda per un ultimo saluto a Piero Mazzarella. Amici, parenti e autorità locali si sono messi in fila per dare l'addio a una figura storica del teatro milanese scomparsa a 85 anni. Tanti anche i ricordi lasciati sui quaderni nella camera ardente allestita nel Piccolo teatro Grassi di via Rovello. Pagine di semplici «grazie», ma non solo: «grazie per i bei momenti felici che ci hai donato», «ci mancherai anche se avevi un carattere orrendo» e «Ciao maestro, come ti ho sempre detto è stato un onore». Un carattere difficile quello dell'attore, come ha ricordato Adreè Ruth Shammah, direttrice del Franco Parenti: «Parenti era morto da poco e lui entrò nel mio ufficio dicendo: senti tu se quello là ti ha sopportato per tanti anni io ci sono e non fartelo ripetere due volte ha raccontato ma adesso devo chiedere scusa a Piero anche per quelle volte che ho detto che lavorare con lui era impegnativo perché non si sapeva mai cosa avrebbe fatto o detto, o per quella volta che gli ho tolto la parola perché era andato fuori tema: lui era unico anche quando straparlava come solo Piero Mazzarella poteva fare». «Devo anche chiederti scusa Piero ha concluso Shammah a nome di tutto il teatro italiano perché non ne esiste uno minore, con cui ti identificavano anche se eri stato grande recitando il Re Lear o altre opere, e uno maggiore e scusa se ti abbiamo fatto sentire abbandonato negli ultimi anni».
E proprio per la sua unicità l'attore è rimasto nella memoria del teatro milanese e in quella di molte persone. Ricordi pieni di rispetto e affetto sono arrivati anche dal presidente della Provincia Guido Podestà: «È stato un grande». E dal Comune di Milano per bocca di Filippo Del Corno, assessore alla Cultura: «Piero Mazzarella è stato un grande artista che ha saputo coniugare la tradizione del dialetto con la cultura alta, era l'interprete della Milano che sa accogliere». Presente per l'ultimo saluto anche il direttore del Piccolo Sergio Escobar, legato all'attore da un'antica amicizia, che ha ricordato i dialoghi sui tipi di nebbia e di come questa fosse cambiata negli anni.
E Mazzarella è stato una figura storica della città proprio per il suo ruolo sui palcoscenici milanesi: è stato per tutta la vita legato al personaggio di Tecoppa, portato in scena tante volte, e al teatro dialettale in generale. Aveva raccolto l'eredità di Edoardo Ferravilla, attore che rappresentava tanti personaggi entrati nell'immaginario del pubblico milanese: oltre a Tecoppa, Massinelli e Gigione, per citarne due. E con il suo maestro Mazzarella ha anche condiviso la data della morte: anche l'artista ottocentesco infatti è scomparso il 25 ottobre, ma del 1915.
Nato nella provincia di Vercelli nel 1928 l'artista scomparso l'altro giorno si trasferì subito a Milano imparando il dialetto popolare che porterà poi per decenni sui palchi cittadini. I suoi successi gli valsero anche l'Ambrogino d'oro, conferitogli dal sindaco Aldo Aniasi nel 1974.
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