«In considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, Don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza. Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni». Così la Diocesi di Crema, il 26 giugno 2014, comunicava che Papa Francesco aveva accolto il ricorso di don Mauro Inzoli, il sacerdote di Cl già ridotto allo stato laicale nel 2012 da Papa Ratzinger, e gli aveva invece inflitto «una pena medicinale perpetua». Ovvero preghiera, penitenza e psicoterapia. Ma restava la gravità delle accuse.
È questa la vicenda di Don Mauro Inzoli, il sacerdote di Cl condannato dalla Congregazione per la dottrina della fede, la cui presenza al convegno sulla Famiglia organizzato dalla Regione ha causato tanto scandalo. E ieri il presidente della Regione, Roberto Maroni, ha avuto parole di dura condanna per la presenza di don Inzoli in terza fila, proprio alle sue spalle (una foto li ritrae mentre si stringono la mano) e alle spalle di Roberto Formigoni e del presidente del consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, entrambi di Cl. «Mi rammarico che gli uffici regionali non mi abbiano fatto presente il fatto, altrimenti la persona sarebbe stata allontanata» ha detto Maroni durante una conferenza stampa.
Insomma, Maroni assicura di non sapere che quel sacerdote in abito talare a cui stringeva la mano fosse don Mauro Inzoli, sacerdote di Comunione e liberazione, tra i fondatori del Banco Alimentare, condannato dal Vaticano per abusi su minori. Sulla stessa linea la coordinatrice regionale di Forza Italia, Mariastella Gelmini: «La Regione non sapeva della presenza di questa persona. Non credo si possa chiedere al presidente della Regione di conoscere tutti gli ospiti di un convegno. È una cosa molto spiacevole, ma se il cerimoniale avesse saputo di questa persona, l'avrebbe allontanata».
Ma chi l'ha invitato? Gli esponenti di Cl fanno notare che la mitigazione della pena concessa da Papa Francesco potrebbe significare che non tutte le accuse che gli erano state attribuite siano state ritenute vere. E così cercano di ridimensionare il caso. Raffaele Cattaneo, presidente del consiglio regionale, Ncd, nega di essere stato lui ad invitarlo. Conferma di averlo riconosciuto e in qualche modo lo difende: «Premesso che c'è un problema di opportunità, buttare il mostro in prima pagina è una cosa che non condivido e dico che per don Mauro Inzoli deve valere una regola che vale per tutti gli altri cittadini: non è condannato dalla giustizia italiana. E poi non si può, insieme al peccato, condannare il peccatore: va giudicato anche per le tante cose buone che ha fatto».
Parole di «misericordia» e garantismo che arrivano anche sulle labbra di Luigi Amicone, direttore di Tempi , tra gli organizzatori del tanto contestato convegno, che conclude: «Se mi avesse chiesto un consiglio, gli avrei detto di restare a casa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.