«Convivio», la moda contro l'Aids

In vendita abiti e accessori di oltre 170 griffe per finanziare la ricerca sull'Hiv. Obiettivo: raccogliere 2,5 milioni

Elena Gaiardoni

«L'Aids è di moda?». Si corazza con un punto di domanda il claim della manifestazione «Convivio», dopo che, apparso qualche tempo fa come affermazione, «L'Aids è di moda», aveva messo in circolo un formicaio di polemiche sui social. Il volto-testimonial è sempre quello biondo di Franca Sozzani, direttrice di «Vogue Italia». Moda e malattia sono agli antipodi e di fronte come il polo Nord e il polo Sud: si attraggono, contrapponendosi, e sono di complemento l'una all'altra, perché la bellezza è una cura riconosciuta, mentre la malattia è un fatto sociale e politico che fomenta fenomeni di costume. «L'Aids è di moda?» annuncia l'evento che si terrà dall'8 al 12 giugno a FieraMilanoCity, che coinvolge oltre 170 brand di lusso per raccogliere 2 milioni e mezzo di euro a favore dell'Anlaids lombarda (Associazione italiana per la lotta contro l'Aids).

Che il punto di domanda ci sia o no, la frase pesca una verità che nessuno ha il coraggio di riconoscere: del virus dell'Hiv non si parla perché non è più di moda, da quando non ha i volti di Rock Hudson o di Freddie Mercury, ma l'epidemia continua a diffondersi al ritmo di 4 mila nuovi casi all'anno, quindi trattiamone per il bene dei figli senza moralismi beghini. «A ogni edizione aumenta l'entusiasmo delle aziende che partecipano a «Convivio» - afferma Gabriella Gavazzeni Moroni, presidente di Anlaids Lombardia - come progredisce la competenza e l'operosità degli oltre ottocento volontari che sono la forza vitale della nostra associazione, vicina a ogni persona caso per caso».

Oggi la malattia cambia volto, quindi cambia moda-lità e moralità di essere. I più colpiti restano gli omosessuali (60%), ma in vertiginoso aumento gli eterosessuali (40%). S'insinua nei giovani tra i 25 e i 30 anni, ma anche tra persone della terza età che riscoprono il piacere. Promiscuità e assenza di protezione col preservativo sono le cause principali dell'infezione. La Lombardia è la regione con il maggior tasso di incidenza: il 9,2% di casi all'anno ogni 100 mila residenti. «Continuiamo a fare campagna nelle scuole - dichiara il professor Andrea Gori, direttore dell'Unità operativa malattie infettive del San Gerardo di Monza - in assenza di informazione da parte di enti sociali o politici. Oggi in altri paesi si discute molto della PrEP, la terapia «antiretrovirale» preventiva, ma personalmente sono per un uso mirato, anche perché è un farmaco che agisce in modo negativo sugli organi. Meglio il preservativo».

Chiudiamo in bellezza. Il fascino di «Convivio» descritto da Franca Sozzani. «Avrà l'aspetto di un grande magazzino di lusso, ma con piazze in cui i brand si incontreranno.

Per quanto riguarda l'Aids è giusto descriverla con il linguaggio della moda. Speriamo che come la moda sia passeggera e che non diventi un fenomeno di tendenza. Dobbiamo discuterne apertamente, perché ci si continua ad ammalare, anche se non si muore più».

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