Cronaca locale

Corsa alle candidature Dietro al Pirellone Pdl e Lega in manovra

L’inno nazionale adattato ai gusti locale è O mia bela Madunina, intonato dalla banda dei Martinitt. Ignazio la Russa, uno dei tre coordinatori nazionali del partito, promette che alla fine la canterà anche lui. Programma tricolore con colonna sonora lombarda alla Festa nazionale della Libertà, partita ieri al Palalido. Il messaggio è chiaro: segnare l’identità del Pdl, partito nazionale, ma attirare elettori che potrebbero essere tentati di votare Lega. Le regionali 2010 sono dietro l’angolo e le battaglie, non tutte apparenti, sono in corso. E non solo nell’alleanza competitiva tra Pdl e Lega.
Sotto i sorrisi e le gentilezze della Festa, si agitano i malumori interni a un partito che non ha ancora digerito la fusione tra An e Forza Italia. In posizione intermedia Roberto Formigoni e le varie anime di Cl. Scalpitano in molti. «È inevitabile che ci siano fibrillazioni. Sotto elezioni c’è una malattia perniciosa che si chiama candidite. Queste sono elezioni con preferenze e portano a questo ancora di più» minimizza Guido Podestà, coordinatore regionale del partito, tra i protagonisti del dibattito d’apertura della festa. La corsa alle candidature è partita.
Ci sono gli outsider. Una voce che circola insistente è la candidatura di Daniela Santanché, uscita da An e di rientro nel Pdl. Per lei si parla di un ruolo al governo, oppure di un candidato per il suo movimento più legato al territorio che preveda un ruolo al Pirellone. Non mancano i consiglieri comunali ansiosi di misurarsi in un’arena più ampia e agguerrita. Pronti a candidarsi Giulio Gallera, capogruppo del Pdl a Palazzo Marino, e Manfredi Palmeri, presidente del consiglio comunale.
La candidite riporta in auge il 70 a 30, il numero usato per le liste alle politiche e che è già stato riproposto per le regionali e il listino. Settanta a Forza Italia, trenta a Alleanza nazionale, nonostante qualcuno (anche tra gli azzurri) chieda di superare «queste logiche aritmetiche e puntare sulle persone».
Sono i numeri a farla da padroni, soprattutto nel listino bloccato, che si annuncia affollato, perché la divisione dovrà essere fatta tra ex An, ex Forza Italia e leghisti. Il listino (parola molto usata nelle chiacchiere del Palalido) è la quota di consiglieri regionali abbinata al presidente e alla maggioranza che lo sostiene, ovvero il premio per la coalizione che vince. I posti “sicuri” sono otto, secondo i primi calcoli tre della Lega e gli altri cinque da dividere faticosamente nel Pdl. Se Pdl e Lega insieme prenderanno meno del 62 per cento, il bonus sarà di sedici consiglieri. Se il risultato sarà oltre il 62 per cento, i consiglieri bloccati saranno otto (apparentemente un paradosso, fatto per garantire la governabilità in ogni caso).
Ancora aperto il fronte con la Lega. Il partito di Bossi si agita per ottenere il Veneto e, in assenza di un’intesa sottoscritta, continua a tenere alta la tensione. «Non c’è un accordo» ammette La Russa. Poi spiega: «Non vuol dire che ci sia un disaccordo, ma le scelte saranno fatte a fine ottobre, dopo una fase istruttoria che andrà avanti fino a metà ottobre».
L’attore principale della vicenda, Roberto Formigoni, esclude che ci siano ancora scenari incerti per il Pirellone. «Tranne che in Lombardia, in cui tutto è deciso, si tratta di definire gli ultimi particolari. Faremo tutto d’amore e d’accordo. saremo due partiti differenti ma stretti da un patto di coalisione che funziona benissimo, in particolare qui in Lombardia.

In ogni caso, l’accordo è molto più avanzato di quanto trapela all’esterno».

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